Allarme depressione, un’epidemia anche per gli anziani

Gli esperti mondiali riuniti alla Conferenza Internazionale “Depression: state of the art 2016” tenuta ieri in Vaticano non hanno dubbi: la depressione è la patologia più diffusa al mondo ed ha interessato più di 350 milioni di persone, più dell’intera popolazione degli Stati Uniti. E ogni anno più di un milione di persone si tolgono la vita a causa di questa condizione.
Ad essere colpiti sono sempre di più anche gli anziani, che registrano un rischio doppio di patologia depressiva e suicidio. Ma quel che preoccupa ulteriormente sono le correlazioni tra depressione e malattie. Gli anziani depressi hanno fino al 60% di probabilità in più di essere colpiti da infarto, il 44% di malattie coronariche il 40% di cancro e un ulteriore 40% di essere aggrediti da forme di demenza come Parkinson e Alzheimer.
Fa riflettere inoltre il fatto che due pazienti su tre non sono consapevoli di avere un disturbo trattabile e quindi non cercano aiuto e non ricevono cure adeguate, con il rischio di finire nella spirale della cronicità.
Tante persone vivono poi una condizione di disagio e sofferenza costante ma poco riconoscibile. Lievi flessioni dell’umore, irritabilità, perdita del piacere di fare le cose, disturbi del sonno e dell’appetito, della memoria e dell’attenzione vengono spesso confuse e attribuite erroneamente alla “inevitabile” condizione anziana, segnata a volte da perdite, lutti e cambiamenti di vita, autonomia quotidiana e status sociale. Condizioni che portano con sé anche disturbi somatici, come mal di testa, fatica e disturbi digestivi.
Questa desolante sottovalutazione, non solo a livello sanitario ma anche sociosanitario e sociale, ricade inevitabilmente in situazioni di aumento di ricoveri, lungodegenze e mortalità precoci.