Anziani a rischio alcol, un allarme sociale e sanitario

Non è questione di ubriachezza, ma dopo i 65 anni è facile superare la dose di un paio di bicchieri di vino durante i pasti o del superalcolico di troppo. L’organismo delle persone anziane, invecchiando, diventa più sensibile all’effetto dell’alcol e fatica di più a metabolizzarlo. È quindi preferibile che gli ultra sessantacinquenni non assumano più di 12 grammi di alcol al giorno, pari ad una unità alcolica (330 ml di birra, 125 ml di vino o 40 ml di un superalcolico).
Sono 17.000 l’anno i decessi collegati al consumo di alcol in Italia. E sono soprattutto gli anziani a registrare le più elevate quote di mortalità. I dati sono stati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito dell’Alcol Prevention Day. L’alcol, anche a piccole dosi, è responsabile di oltre 200 malattie e di numerosi tipi di cancro tra cui quello più sensibile per le donne è quello al seno. I dati dell’Osservatorio Nazionale Alcol dimostrano che in Italia tra tutti i decessi registrabili per neoplasie maligne, il 20%per i maschi e il 6,9% per le donne, è attribuibile all’alcol.
Secondo l’Istituto Superiore della Sanità c’è un vero e proprio allarme sociale e sanitario per gli over 65enni, pari a quello dei giovani, e il numero dei soggetti coinvolti è destinato a crescere in modo esponenziale. “La reale portata del problema alcol e anziani si evidenzia chiaramente nelle elaborazioni dell’Ona – spiega Emanuele Scafato, dell’Istituto superiore di sanità – da cui risulta chiaro come l’elevata prevalenza di consumatori a rischio tra gli over 65 giustificherebbe un allarme sociale e sanitario pari a quello che stiamo vivendo per alcol e giovani”. Per Scafato, oggi in Italia il consumo dannoso di alcol colpisce mediamente ogni anno circa 700 mila persone “ma non è intercettato nei contesti di assistenza primaria nei quali si registra un livello di formazione specifica per identificazione precoce e intervento tra i più bassi in Europa”.
Uno di questi contesti è quello degli anziani, ma “paradossalmente” è proprio negli ultra 65enni “una quota significativa di consumatori a rischio e per le stesse cause fisiologiche prodotte per i giovani, che sconsiglierebbero il consumo di quantità eccedenti i 10 grammi di alcol (meno di 1 bicchiere)”. Secondo quanto riporta l’Ona, nelle classi di età avanzata i bevitori definibili a rischio sono circa il 40 per cento degli uomini e il 10 per cento delle donne, con una frequenza approssimativamente raddoppiata rispetto agli adulti. Inoltre, “il numero assoluto di bevitori a rischio over65 è destinato ad aumentare in modo esponenziale a causa del rapido invecchiamento della popolazione, a cui andrà ad aggiungersi il fatto che questo segmento di popolazione in progressivo aumento sarà in gran parte composto dai cosiddetti baby boomers (ossia i nati dopo la seconda guerra mondiale), i quali per disposizione culturale e disponibilità economica sono molto più propensi delle precedenti generazioni all’acquisto e al consumo di alcol (ma anche di droghe come riportato dall’Emcdda) richiedendo pertanto seria considerazione in termini di azioni di prevenzione da adottare”. Tuttavia, spiega Scafato, ad oggi non ci sono informazioni sufficienti sul consumo di alcol nelle classi di età più avanzata. “La criticità di una tale carenza di informazioni è ancor più evidente se si considera che, a causa di una serie di rilevanti modificazioni biologiche legate al processo stesso dell’invecchiamento – spiega l’Ona -, con l’avanzare dell’età si diventa più suscettibili agli effetti dannosi dell’alcol. Ciò significa che, a parità di consumo alcolico, gli anziani raggiungono più elevati livelli di concentrazione di alcol nel sangue ed hanno una minore tolleranza agli effetti negativi legati all’assunzione; il tutto rafforzato dall’interazione con l’elevato numero di farmaci frequentemente assunti dagli anziani”.