Anziani e badanti, l’integrazione si fa anche a tavola

La convivenza inizia a tavola: considerazione valida un po’ universalmente nel mondo, ma che in italia assume i contorni di una verità assoluta. Gli italiani sono un popolo di mangiatori entusiasti, che scendono malvolentieri a compromessi in campo alimentare. Preferiscono mangiare meno, magari, ma meglio; e amano farlo in compagnia. In famiglia, con gli amici; in età avanzata, con eventuali collaboratrici familiari o badanti presenti in casa, che cucinano per loro.
Secondo uno studio dell’università Cà Foscari di Venezia, però, proprio nelle differenze culturali in campo alimentare risiederebbe uno dei primi e maggiori fattori di incomprensione fra badanti ed anziani in Italia. Alle incomprensioni di tutti i giorni legate a lingua, abitudini e culture diverse, spesso si aggiungono a tavola tradizioni culturali opposte e inconciliabili: è con quest’idea in mente che il comune di Aosta ha organizzato, in collaborazione col Servizio Migranti ed il CSV, un corso di cucina Italiana specificamente dedicato alle badanti straniere che risiedono e lavorano nel territorio del comune.
Le differenze culturali fra collaboratrici straniere ed anziani italiani sono tante, e non si fermano chiaramente alla scelta dei piatti preferiti o alla scelta del burro piuttosto che dell’olio per cucinare; ma certamente, l’iniziativa di Aosta va nella direzione giusta: offrendo alle badanti la possibilità di imparare a cucinare piatti della tradizione regionale e nazionale, si favorisce la loro integrazione col territorio e con la cultura Italiana, oltre a favorire e migliorare la loro convivenza con i loro assistiti stessi. Come dire, un’integrazione a colpi di soffritto che mette d’accordo tutti, anziani e operatrici domestiche. Dopotutto, la cucina Italiana è sempre la numero uno al mondo.