Anziani in Toscana, cure e assistenza non bastano. La politica si interroga.

C’era già stata la voce del Pronto Soccorso del grande ospedale di Careggi, poi un articolo sulla situazione della città di Prato, cui le principali associazioni delle RSA avevano dato questa risposta. Ora il consigliere regionale Paolo Bambagioni (PD) diffonde i risultati di una ricerca a livello regionale: più di 700mila accessi al Pronto Soccorso, sul milione e mezzo totali riguardano anziani over 65. Alcuni per reali emergenze, naturalmente, ma in larga misura per malattie croniche, patologie note e per la difficoltà ad affrontare a casa propria una cura o una gestione sufficiente.
Molti anziani sono inoltre costretti a restare al pronto soccorso anche dopo la fase avuta, togliendo spazio ad altre urgenze e arrivando a pesare sui costi per più di 500 euro al giorno. 
Troppo pochi i posti (e, come dicono le associazioni, le quote previste dalla Regione) nelle RSA che – in caso di accesso completamente privato – presentano costi che superano i cento euro al giorno, che comprendo i 53,50 auro di quota sanitaria (identica in tutta la regione) e una quota “alberghiera” variabile secondo le zone e che presenta una media di quasi 52 euro al giorno. Quote che, sia per le lunghe liste di attesa necessarie al riconoscimento, sia per l’entità effettiva rendono molto difficile questa scelta per moltissime famiglie.
La ricetta al centro della proposta politica starebbe nella creazione di strutture pubbliche, alternative alle RSA, gestite con l’aiuto di studenti in medicina e scienze infermieristiche e più in generale con il volontariato.
L’intenzione di risolvere un problema annoso per la “sociosanità” regionale con questo tipo di strutture è una proposta che si inserisce nel filone, mai completamente realizzato, delle lunghe sperimentazioni sulla bassa intensità assistenziale e più in generale sulla gestione territoriale di cronicità e cure a lungo termine. Soluzioni in contrasto, almeno in linea teorica, con gli altissimi standard assistenziali richiesti dall’accreditamento regionale che producono gli attuali livelli di costo a carico di sanità e famiglie.