Anziani: quasi un milione in Toscana e sul welfare più della metà si arrangia come può

Secondo gli ultimi dati sono 930.000 gli anziani over 65 in Toscana e, a giudicare da quanto affermano alcuni rappresentanti del volontariato e dei pensionati, le cose non vanno come dovrebbero sul fronte dell’autonomia e del welfare.
L’equazione è sempre la stessa: crescono i bisogni e non aumentano (anzi diminuiscono, nonostante le molte “ottimizzazioni”) le risorse.
I fronti caldi sono sempre i medesimi: tempi troppo lunghi di presa in carico, poche risposte alla cronicità su un territorio che si orienta sempre di più alle cure e agli ospedali per “acuti”, meno aderenza all’effettiva realtà delle risorse disponibili.
Così sempre di più gli anziani e le loro famiglie che si trovano all’improvviso nella necessità di gestire una non autosufficienza, rientrano in un “fai da te” che si arrangia un po’ col volontariato e molto col sacrificio personale.
Emblematici sono i dati forniti dalla Federazione pensionati Cisl della Toscana che dimostrano come, ad oggi, su 100 situazioni di bisogno potenziale solo 42 concludono il percorso di presa in carico nel sistema sanitario pubblico.
L’indagine, svolta non solo dal punto di vista numerico ma con colloqui (focus group) approfonditi su un campione di 600 anziani, coinvolgendo anche familiari, professionisti impegnati nell’accoglienza e nella presa in carico, associazioni di volontariato e responsabili dei servizi per la non autosufficienza.
I punti insieme, pensati come porta di accesso alla presa in carico, rappresentano un “presidio” di accesso solo per un terzo dei casi.
Le criticità, inoltre, riguardano anche le risposte proposte. Su 400 piani assistenziali presi in esame, le risposte sono in linea con quanto previsto solo per il 60% degli intervistati, mentre sono definite tempestive ma parziali nel 25% dei casi e in ritardo per quasi il 13%.
La legge regionale toscana, inoltre, prevede l’individuazione di un responsabile che ha il compito di seguire l’attuazione del Piano come referente della persona e dei suoi familiari. Anche in questo caso però gli intervistati giudicano saltuari (nel 51% dei casi) questi rapporti e addirittura assenti in quasi il 22%.
Notizie non buone nemmeno sul fronte della “flessibilità” del piano stesso, ovvero sulla capacità di adattarsi ad eventuali e quasi automatici peggioramenti delle condizioni di salute dell’anziano preso in carico. Su questo capitolo soltanto il 31% degli intervistati ha ottenuto modifiche rispetto alle risposte iniziali. Nel complesso solo la metà della platea si ritiene soddisfatta delle risposte contenute nel piano assistenziale, mentre quasi il 40% le giudica parziali e un 10% del tutto insoddisfacenti.
Da questo quadro emerge dunque che quelli che rimangono esclusi o ritengono insufficiente la risposta del welfare, sono le famiglie a farsi carico della persona non autosufficiente, con un familiare che svolge direttamente la funzione di care giver.
Secondo gli autori dell’indagine, questo accade perché mancano informazioni, perché la famiglia preferisce fare da sola, perché le risposte non sono ritenute adeguate e perché i tempi di risposta sono considerati eccessivamente lunghi.