Il 50% degli italiani boccia la sanità

Sempre piu’ informati, ma anche rassegnati e insoddisfatti a causa di una ‘sanita’ minimale’. La fotografia del rapporto dei cittadini italiani con la sanita’ pubblica riportata dal Censis nel ‘Monitor Biomedico 2014’ sta in queste parole chiave, e se rimangono delle ‘enclave’ in cui i cittadini sono ancora soddisfatti delle prestazioni cresce la percentuale di chi invece vede un peggioramento dei servizi. Dalla ricerca emergono forti differenze regionali sulla percezione della sanita’. Se nel Nord-Est solo il 27,5% del campione si considera insoddisfatto (il dato nazionale e’ del 49%) la percentuale sale al 72% al Sud. Allo stesso modo se per il 70% degli intervistati del nord est i servizi sono rimasti uguali al Sud il numero scende al 54%. ”L’aspetto che pesa piu’ negativamente e’ la lunghezza delle liste d’attesa – si legge nel documento – e’ l’opinione del 64% degli italiani. Negativo anche il giudizio sulla chiusura dei piccoli ospedali, a cui il 67% si dichiara contrario, perche’ costituiscono un presidio importante (44%). Il 33% e’ invece favorevole”. Per effetto della crisi i pazienti italiani si rivolgono sempre di piu’ al ‘fai da te’. Il 53% ha sopportato liste d’attesa piu’ lunghe, il 48% si e’ rivolto al privato per evitarle mentre due terzi degli italiani hanno sostenuto spese di tasca propria, in particolare per il ticket sui farmaci (66%) e sulle visite specialistiche (45,5%), o per le prestazioni odontoiatriche private (45,5%). ”Questi dati dovrebbero far riflettere su sistema universalistico – ha affermato Carla Collicelli, vicepresidente del Censis – che ancora sulla carta in Italia e’ sicuramente tale ma che fa un po’ acqua da tutte le parti perche’ abbiamo scoperture ‘croniche’, come la medicina del territorio che da noi e’ sempre stata debole, sia nuove come le liste d’attesa o i ticket”. Proprio la partecipazione alla spesa per farmaci e prestazioni e’ uno degli aspetti piu’ negativi della percezione della sanita’. Il ticket e’ visto come uno strumento iniquo per il 45% del campione, inutile per il 22% mentre solo per uno su tre e’ uno strumento utile per limitare l’uso. Nel caso di malattie gravi, spiega il documento, il 90% dei pazienti segue scrupolosamente dosi e durata delle terapie, mentre negli altri casi la percentuale scende al 57%. Gli italiani attribuiscono comunque ai farmaci un ruolo importante: per il 37% la finalita’ principale delle medicine e’ guarire dalle malattie, per il 21% e’ migliorare la qualita’ della vita dei pazienti, per il 15,5% e’ prevenire le malattie e per il 7% sconfiggere malattie mortali. ”Il sistema universalistico non lo e’ piu’ tanto – ha commentato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – e’ da rivedere perche’ e’ nato in un periodo diverso, ora siamo piu’ anziani e abbiamo delle tecnologie che una volta non c’erano. Il sistema e’ da rivedere soprattutto perche’ i sistemi che sono stati messi in atto per renderlo sostenibile, visto che non lo e’, non erano quelli giusti”.