Il Welfare al tempo della crisi

Anziani e disabili, nuovi modelli assistenziali e solidaristici

Arsa, Associazione Residenze Sanitarie Assistenziali
12.11.2014, Auditorium de La Nazione
moderatore Nicola Cariglia
SINTESI DEGLI INTERVENTI

LA SITUAZIONE IN TOSCANA E LE CRITICITA’

230.000 famiglie composte da una sola persona ultra 65enne, di cui 60.000 ultra 85enni che vivono da soli.
80.000 non autosufficienti, 28.000 i disabili gravi.
10.000 i posti letto di RSA, di cui 1.700 gestiti direttamente dalle ASL.
Aumentano gli anziani, aumenta il bisogno assistenziale.
Chi si occupa di un anziano in famiglia spesso è un anziano o un soggetto fragile a sua volta.
L’assistenza domiciliare talvolta è impossibile per le condizioni sociofamiliari dell’anziano.
Le risorse, pur importanti, destinate dalla Regione non sono sufficienti a coprire tutti i bisogni.
La libera scelta del luogo di cura è prevista ma non è applicata.

I PRINCIPALI TEMI DISCUSSI
Libera scelta effettiva e voucher spendibili in tutte le strutture residenziali accreditate.
Adeguamento delle rette ai costi effettivi delle prestazioni.
Recupero di risorse con la dismissione delle gestioni dirette di RSA da parte delle ASL.
Programmazione dei posti letto delle RSA in base ai reali bisogni del territorio.
Utilizzare le RSA anche per le cure intermedie e le dimissioni ospedaliere protette.
Introduzione del contributo unico per la non autosufficienza in base alla gravità, integrabile dal cittadino e spendibile indifferentemente per assistenza domiciliare, semiresidenziale o in RSA.
Maggiore flessibilità delle forme residenziali con l’introduzione di nuclei a bassa intensità assistenziale anche per l’utente privato con rette più contenute.
Utilizzare le RSA esistenti come presidi territoriali erogatori di servizi anche per il territorio.

Le Residenze Sanitarie Assistenziali
Sono moderne strutture per anziani non autosufficienti soggette ad autorizzazione comunale e accreditate con il Sistema Sanitario Toscano, caratterizzate da alti standard di personale, infermieri professionali, terapisti, educatori, addetti all’assistenza alla persona.

GLI INTERVENTI

Marco Remaschi, Presidente commissione regionale sanità
Le associazioni delle RSA si dimostrano un utile e corretto interlocutore della Regione, pur nella diversità di ruoli. Il settore della non autosufficienza impegna migliaia di persone, di “angeli del welfare” che costituiscono un importante patrimonio di competenze e di impegno sociale in Toscana. Abbiamo il dovere di salvaguardare le prestazioni per i cittadini e l’occupazione in un settore che è in sofferenza da anni. Segnali positivi stanno arrivando con le nuove sperimentazioni promosse dalla Regione, ma rimangono problemi sul fronte della mancata indicizzazione economica delle quote sanitarie, degli atteggiamenti difformi di alcune ASL rispetto alle normative regionali sulla libera scelta, così pure sul ruolo possibile delle RSA nelle cure intermedie territoriali e nelle dimissioni protette ospedaliere, temi sui quali dobbiamo dare risposte certe e concrete.

Sara Funaro, Assessore al welfare del Comune di Firenze
Firenze è la città italiana con più anziani e si pone pertanto come un laboratorio aperto al dialogo con tutti i soggetti e in linea con le posizioni e sperimentazioni della Regione. In continuità con la passata legislatura abbiamo mantenuto gli stessi livelli di risorse per la non autosufficienza nonostante la crisi. Le nuove idee ci interessano molto, come ad esempio la RSA presidio sociale nel territorio, così come ci interessano le iniziative di cohousing e le aggregazioni solidali di anziani.

Paolo Migliorini, Presidente Arsa
Sono state presentate dall’Associazione una serie di proposte a costo zero o autofinanziate con risparmi ben individuati nella spesa pubblica e largamente condivise anche dalle altre associazioni del settore.
La prima di queste è eliminare lo scollamento tra quanto stabilito dalle delibere e leggi regionali e quel che poi si fa concretamente sui territori da parte delle ASL.
La libera scelta scelta da parte del cittadino, della struttura o del servizio ritenuto più affidabile, ad esempio, è disattesa in gran parte della Regione, così come sono disattesi gli adeguamenti delle rette al reale costo della vita (e del lavoro). Tra le principali proposte l’introduzione del voucher e del contributo unico per la non autosufficienza, l’effettiva omogeneità dei servizi offerti e modalità identiche di accesso dei cittadini ai servizi in tutta la regione e il rispetto dei requisiti strutturali da parte di tutte le RSA pubbliche o private per garantire una vera concorrenzialità. C’è inoltre la necessaria dismissione da parte delle ASL delle gestioni dirette di RSA, eccessivamente onerose, con recupero di notevoli risorse per il settore. Ed ancora: maggiore flessibilità di tipologie residenziali e assistenziali, quali RSA con nuclei ad alta integrazione assistenziale, cure intermedie, anche sostitutive a costi minori di parte delle prestazioni in case di cura. Introduzione di nuclei a bassa intensità assistenziale in regime privato. Valorizzazione infine delle RSA come presidio sociosanitario “aperto” agli anziani del territorio per alcuni servizi infermieristici e sociali, incentivando aggregazioni di anziani, anche autogestite, che di fatto moltiplichino i benefici ottenibili con l’assistenza domiciliare.
In questo contesto le sperimentazioni avviate nel sistema e nella tipologia delle RSA dalla Regione sono sicuramente positive, ma non dovranno essere soltanto una redistribuzione degli attuali budget di spesa, ma tradursi in nuovi effettivi servizi aggiuntivi per i quali occorreranno più risorse. Decisiva dunque l’azione di Governo della Toscana nei prossimi cinque anni.

Stefania Saccardi, Vicepresidente Regione Toscana con delega al welfare
Il sistema dell’assistenza socio-sanitaria ha bisogno di essere ridefinito alla base dei mutamenti sociali intervenuti nelle nostre città, che vedono crescere il numero di anziani soli e aumentare i casi di non autosufficienza. Il sistema delle RSA si pone, insieme all’assistenza domiciliare, come uno degli attori principali sulla scena delle possibili risposte alla problematica della non autosufficienza. La direzione verso la quale intendiamo muoverci parte dalla considerazione che il sistema dell’accreditamento mira all’appropriatezza dell’offerta e dell’utilizzo delle risorse. I servizi infatti devono essere sostenibili nell’ambito della programmazione economica finanziaria della Regione.
A mio avviso questo strumento deve ancora trovare la sua completa realizzazione, che intendo raggiungere attraverso un accordo con tutti i soggetti che erogano prestazioni sociosanitarie residenziali. L’accordo dovrà fondarsi su questi punti: fissazione dei titoli di acquisto uniformi, ovvero quota sociale e quota sanitaria corrispondenti a prestazioni certe definite e inserite nella carta dei servizi on-line di ciascuna struttura; coerenza con la programmazione delle risorse disponibili e infine differenziazione della gamma delle risposte residenziali in base alle diverse gravità degli ospiti. Su quest’ultimo punto la Regione ha promosso le sperimentazioni sulla bassa intensità assistenziale con la delibera 954, il bando ha ottenuto una significativa risposta da tutto il territorio regionale. Se le sperimentazioni risulteranno efficaci potranno diventare modelli da inserire nel nuovo sistema di welfare toscano.

Andrea Blandi, Uneba
Deve essere ripensata e rivista l’appropriatezza di tutto il sistema, che allo stato attuale non arriva a coprire tutti i bisogni e che dimostra uno scollamento spesso insostenibile tra bisogni reali e risposte assistenziali talvolta solo teoriche.

Paolo Moneti, Anaste
Ci sono in gioco risposte assistenziali inadeguate per il cittadino e l’insostenibilità economica del sistema. I temi sensibili sono l’applicazione univoca dell’accreditamento e il diritto di libera scelta. Le ore di assistenza del personale secondo i requisiti previsti dalla legge e non secondo le interpretazioni personali delle commissioni di vigilanza. Il riconoscimento dell’adeguamento istat sulle rette e un ragionamento complessivo sulle risorse economiche del settore e sulla riduzione di alcuni costi.

Enrico Panzi, Presidente Sds Area Fiorentina Nord-Ovest
Siamo alla vigilia di una fase in cui sta per cambiare tutto. Le RSA possono diventare i nodi di un network diffuso di servizi ad ampio spettro, con benefici prestazionali ed economici per tutti. L’imminente accentramento delle ASL toscane può e deve liberare risorse sul socioassistenziale e sul sociosanitario: tutti i dati statistici indicano che 1 euro investito sul territorio ne fa risparmiare parecchi alle aziende ospedaliere, e una parte di questo dividendo va investito nei servizi di prossimità.

Marco Bucci, Cisl
Le sfide e le criticità del nostro sistema socio sanitario, anche in Toscana, chiedono una visione di sistema, trasparenza e chiarezza sulle risorse impiegate, che sono ad oggi pesantemente sottostimate rispetto ai bisogni. Al tempo stesso occorre una programmazione seria dei servizi che coniughi dignità dell’assistenza, tutela delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro, sostenibilità del sistema. Il percorso da fare è ancora molto lungo”.

Bruno Calzolari, Spi-Cgil
Bisogna analizzare lo scarto ancora troppo grande tra il piano sanitario regionale e ciò che poi troviamo sul territorio, ovvero fra le direttive e quello che viene realizzato, l’effetto sul campo è diverso da quanto preventivato. Per salvaguardare servizi e occupazione non si può tralasciare nessuna opportunità, compresa l’esplorazione di sperimentazioni integrative e nuove risposte assistenziali.

Laura Bini, Ordine degli Assistenti Sociali
Nelle commissioni di valutazione (UVM) di cui facciamo parte, occorre più attenzione alle difficoltà dei contesti sociali e familiari. La domiciliarità e le badanti non possono colmare a pieno i bisogni e spesso non si fa che aumentare solitudine, isolamento e problemi.

Prof. Giulio Masotti
Quando il sistema non funziona può esserci un eccesso di ricoveri ospedalieri impropri che aumenta i costi.
Dottor Antonio Bavazzano
Con 84mila malati di Alzheimer e il 25% in più dei malati di Parkinson è indispensabile avere un’area di ricovero, si può avere bisogno di residenzialità anche diurna permanente come di un periodo di sollievo temporaneo. Abbiamo però bisogno di avere un servizio flessibile che si adatti alle esigenze reali.