Lo psicologo in RSA, una riflessione dopo i fatti di Narnali

I terribili fatti della RSA di Narnali hanno riproposto drammaticamente i temi della salvaguardia della qualità dell’ assistenza all’anziano, della gestione del personale e delle modalità  per prevenire tali eventi.

Premesso che  per preservare la qualità del servizio in particolare la presenza dello psicologo all’interno di una RSA, non può  sostituirsi ad una adeguata formazione del personale, né egli può, con la propria azione, azzerare  possibili atteggiamenti devianti dei dipendenti.  L’intervento di uno psicologo tuttavia può essere utile in primis in fase di selezione degli operatori, valutandone l’attitudine al lavoro di cura, ma anche nella formazione nell’ambito relazionale con l’utente ed inoltre per l’anziano che vive in una condizione di fragilità. La figura dello psicologo quindi può trovare vari ambiti su cui operare per promuovere il benessere nelle RSA.

Convinta che un episodio grave come quello di Narnali non debba offuscare l’elevata qualità assistenziale che la gran parte delle RSA pratesi assicurano agli anziani,  mi sembra opportuno presentare un’esperienza diretta di  lavoro volta al miglioramento della tutela della salute dell’anziano e dei dipendenti. Dal mese di Febbraio 2015 nelle RSA Villa Niccolini, Maria Assunta e Ubaldo Biti, in qualità di psicologa ho avviato  un intervento di presa in carico globale delle tre strutture. Per gli ospiti delle RSA si pratica un’attività di stimolazione cognitiva, svolta in piccoli gruppi per favorire anche la socializzazione. Dopo aver effettuato la valutazione dello stress lavoro correlato, in base ai risultati dei  questionari, una parte dei dipendenti ha partecipato a gruppi di supervisione alla Balint da me condotti,  (qualifica ottenuta presso il Polo Psicodinamiche di Prato), grazie ai quali vi è la possibilità di favorire la collaborazione tra colleghi, aumentare l’autostima e ridurre la tensione che si determina sul lavoro. A volte il personale si è rivolto a me anche solo per un consiglio riguardo alla gestione delle problematiche  comportamentali degli anziani affetti da patologie degenerative, come l’Alzheimer. Inoltre si offre un servizio gratuito di ascolto e sostegno psicologico per i dipendenti, per gli anziani e per i loro familiari. Anche per questi ultimi lo psicologo può essere un supporto utile, soprattutto nel momento dell’ingresso dell’anziano in RSA, sia per raccogliere informazioni utili sulla vita e le abitudini dell’anziano per migliorarne l’assistenza; sia perchè  lasciare un proprio caro nelle mani di persone estranee  può far subentrare preoccupazione, senso di colpa o ansia.

L’intervento ha riscosso notevole partecipazione nelle RSA e questo è un segnale della presenza di un bisogno realmente percepito dal personale, dagli ospiti e dai loro familiari, che la direzione ha saputo cogliere chiedendomi di elaborare un progetto.

La  presenza dello psicologo in RSA non può essere solo un evento sporadico, una supervisione occasionale, ma deve essere una figura di riferimento costante per gli operatori, gli anziani e i loro familiari, al fine di prevenire situazioni di disagio e migliorare la qualità di vita e del servizio. Una necessità che trova motivazione proprio nella gravità sempre più elevata degli ospiti, con un’ accentuazione dell’aspetto sanitario e nell’aumento del carico di lavoro degli operatori.

Dott.ssa Elena Richiusa, psicologa