Prato, tre milioni di nuovi investimenti. Aumenteranno le quote sanitarie per le RSA e i letti per le cure intermedie

Un consiglio comunale “aperto” sulla sanità pratese, quello di ieri. Con ospiti e interventi non solo di assessori, consiglieri e sindaco, ma dei vertici della nuova Asl centralizzata, la Società della Salute, i sindacati dei lavoratori e poi sindaci del territorio e consiglieri regionali.
Ad aprire il dibattito l’assessore e Presidente della Società della Salute Biancalani, che ricorda le decine di incontri, vertici e consigli aperti sul tema, e parla questa volta di una svolta.
Svolta rappresentata dallo sblocco di più di tre milioni di investimenti per potenziare l’intero sistema delle cure intermedie – alleggerendo il lavoro del nuovo ospedale – e delle risposte sociosanitarie.
Investimenti confermati dal Direttore Generale dell’Area Vasta Centro, Paolo Morello, che annuncia ulteriori novità e benefici a breve, quando la riforma del Sistema Sanitario Toscano nella sua interezza troverà conferma nell’iter di attuazione ancora in approvazione da parte del Consiglio Regionale.
Ma, se queste sono le premesse, già cominciano a vedersi le differenze rispetto alle discussioni precedenti. Tutti riconoscono una Prato “sottostimata” rispetto alle reali esigenze sanitarie e sociosanitarie, sia per l’investimento pro-capite per singolo cittadino, sia per le quote sanitarie esigue (rispetto alla disponibilità di posti e le esigenze del territorio) per l’ingresso nelle Residenze Sanitarie Assistenziali.
Residenze che saranno coinvolte a breve, con un bando in preparazione in questi giorni, nel rendere disponibili anche ulteriori 12 posti letto per le cure intermedie o di continuità, che si aggiungono ai 24 già disponibili nell’area del vecchio ospedale e quelli inaugurati proprio l’altroieri a Villa Fiorita.
Si tratta comunque di una conquista importante, anche perché è l’inizio del riconoscimento di un ruolo strategico che le Rsa già rivendicano da tempo, per i risparmi che si potrebbero ottenere rispetto ad altre forme di degenza di continuità, per l’alta specializzazione, per il loro funzionamento ad alta integrazione sanitaria 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno e per la loro collocazione di rete e di prossimità nel territorio pratese.
Tutti ammettono e promettono “correzioni” a un impegno – quello che ha accompagnato la costruzione del Nuovo Ospedale Santo Stefano – che ha sbilanciato in questi anni le attenzioni sul modello per “intensità di cura” e che oggi si trova a fare i conti con un pronto soccorso letteralmente preso d’assalto da codici di bassa intensità e da alcune difficoltà di ingorgo nei settori ambulatoriali e di presidio.
Degno di nota, in questo senso, anche l’abbandono di certi toni polemici tra opposizioni in favore di una soluzione collettiva nell’interesse di Prato e di tutto il suo territorio.