Quattro anziani su dieci sono depressi. I più a rischio i maschi over 85 soli

A diffondere il dato è la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, che ne parlerà a fine mese nel proprio congresso nazionale, ma i numeri sono allarmanti: in totale gli anziani italiani che soffrono di depressione, anche nelle forme leggere, sono il 40% e la realtà fa riflettere, anche alla luce di un’aspettativa di vita aumentata e, complessivamente, di una maggiore attenzione e cura almeno da parte della società… per le istituzioni il percorso è un po’ più lungo a causa della proverbiale mancanza di risorse.
Però la questione è seria, tanto più che i più a rischio sono i grandi anziani, over 85, che vivono da soli, e che con la depressione è più facile che emergano altre patologie, quali Parkinson, ictus e demenze.
Il vivere sociale ha un ruolo determinante se si vogliono contrastare questi dati. Tutto ciò che la società può fare per togliere dall’isolamento questa particolare fascia di età è un passo avanti nel contrasto a questa terribile e oscura malattia. Che, a cominciare dalle forme più lievi emerse proprio in queste ultime ricerche, tende a vedere gli anziani isolarsi sempre di più dalla vita sociale e comune e, di conseguenza innestare il timer dell’incontro con forme depressive più acute e complesse nel giro di pochi anni.
La famiglia e il contesto sociale sono da sempre indicati come fattori chiave per la salute dell’anziano, anche e soprattutto la salute mentale. Per questo è importantissimo, quando la famiglia c’è, non sottovalutare certe forme di tristezza dell’anziano, derubricandole al naturale processo di invecchiamento. Un anziano in salute è anche, di solito, un anziano che conserva ancora un ruolo sociale e sente di essere importante per se stesso, per il contesto familiare e sociale in cui vive.
Una rete sociale fatta di relazioni vere, fisiche e non solo virtuali con l’utilizzo di smartphone e social network, è la miglior prevenzione.