Toscana, troppo deboli le risposte alla non autosufficienza degli anziani

A otto anni dall’approvazione della legge toscana sulla non autosufficienza, le risposte offerte non soddisfano molte delle famiglie, tanto che solo in quattro casi su dieci si arriva alla presa in carico da parte del sistema pubblico; negli altri si cercano soluzioni alternative per far fronte ai bisogni che la condizione di non autosufficienza porta con se’. E’ il quadro che emerge da un’indagine su un campione di 600 Anziani e da una serie di focus group con gli attori del sistema realizzata nella nostra regione dalla Federazione pensionati della Cisl Toscana, in collaborazione con la Fondazione Zancan. La ricerca e’ stata presentata ieri a Firenze nel corso di un convegno, a cui hanno preso parte l’assessore regionale Stefania Saccardi, la segretaria Cisl regionale Rossella Bugiani, il direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato e il segretario generale nazionale della Fnp, Ermenegildo Bonfanti. L’indagine ha coinvolto Anziani, familiari, professionisti impegnati nell’accoglienza e nella presa in carico, decisori istituzionali e responsabili dei servizi per la non autosufficienza, volontari delle organizzazioni di volontariato impegnate nel settore. “Nella fase attuale di riorganizzazione complessiva del sistema sociosanitario toscano – e’ stato detto nella presentazione della ricerca – e’ necessario ripensare il sistema dei servizi territoriali di presa in carico, partendo proprio dai punti insieme che dovevano rappresentare la porta di accesso privilegiata del sistema, ma che di fatto svolgono una funzione molto diversa da quella prefigurata dalla legge regionale”. Nella graduatoria dei canali informativi si collocano infatti al settimo posto (11%) e rappresentano il presidio di accesso in poco meno di un terzo (31,6%) dei casi. Le criticita’ rilevate dall’indagine riguardano anche le risposte proposte (400 i piani assistenziali presi in esame) che sono state tempestive e in linea con quanto previsto solo per il 60,3% degli intervistati, tempestive ma parziali secondo il 25,1%, in ritardo a detta del 12,4%. E ancora: la legge prevede l’individuazione di un responsabile, con il compito di seguire l’attuazione del Piano come referente della persona e dei suoi familiari; ebbene, i rapporti con questa figura sono giudicati saltuari nel 51% dei casi e assenti nel 21,6%.