Ultraottantenni alla guida, in Italia sono quasi tre milioni

Quasi tre milioni di ultraottantenni guidano ancora la propria autovettura. Lo fanno per accompagnare a scuola i nipoti o per fare acquisti, per recarsi in autonomia alle molte visite mediche ed esami richiesti dall’età o semplicemente per rafforzare l’autostima e quel senso di piena autonomia che deriva dal poter ancora guidare un auto. Nonostante il codice della strada renda obbligatorio, dopo questa età, il rinnovo anno per anno, con sempre più attenti test attitudinali.

Del resto la capacità di guida è definita una competenza di alto livello, perché richiede la simultaneità di attivazione di più funzioni cognitive. Proprio quelle messe più a rischio dall’età avanzata.

Eppure, statistiche alla mano, questi anziani non sono sottoposti più degli automobilisti più giovani a provocare e rimanere coinvolti in incidenti stradali. Dalla loro hanno infatti comportamenti di guida più attenti, perché commettono meno errori rispetto ai giovani, bevono poco e indossano regolarmente le cinture e poi, ultimo ma non meno importante, vanno più piano, non guidano di notte e in genere si tengono alla larga dalle strade più caotiche o a scorrimento veloce.

Del resto, a questa età, occorre anche riconoscere che riflessi pronti, vista, attenzione e resistenza alla concentrazione necessaria alla guida, non possono essere più quelli di una volta. Tanto che non sono pochi quelli che, pur avendo regolarmente una patente di guida corso di validità in tasca, smettono responsabilmente di guidare al primo accenno di pericolo per sé e per gli altri. Una scelta non facile e spesso “impossibile” per chi verrebbe automaticamente condannato all’isolamento e alla dipendenza dagli altri, soprattutto per l’inadeguatezza del trasporto pubblico nella quasi totalità dei territori extraurbani italiani.