Anziani e coronavirus, alcune accortezze psicologiche

Si fa un gran parlare di come spiegare questa speciale situazione di isolamento in casa ai bambini, ma poco si parla e si fa per costruire una rete di serenità anche attorno agli anziani. Soprattutto a quelli che non hanno più un coniuge e vivono da soli o in casa di riposo, con i figli lontani.
Certo ci sono le videochiamate e in generale nelle case di riposo ci si fa in quattro, nonostante chiusura alle visite esterne e distanze di sicurezza, per garantire il proseguimento di attività educative e ricreative che rendono meno monotona e faticosa la giornata. Ma dal punto di vista psicologico? Considerando anche quella forma di resistenza e cocciutaggine tipica dell’anziano che tende a ignorare l’emergenza oppure, se le energie glielo consentono, a mettersi in prima linea e rischiare in proprio per garantire la spesa e le incombenze della famiglia.
Alcune piccole accortezze psicologiche possono aiutare in un periodo come questo a tranquillizzare le persone anziane sole, sollevarle da alcune responsabilità e, soprattutto riuscire a far sentire una forte vicinanza anche a distanza dei loro affetti più cari. Tutto, naturalmente, al di là delle cose pratiche, come spesa e farmaci a domicilio e reti di solidarietà e buon vicinato che stanno nascendo un po’ ovunque in paesi e rioni cittadini ad alta intensità abitativa.
La prima accortezza, ogni volta che è possibile, è coccolarli un po’ di più. Fargli capire che possono affidarsi ai figli o ai caregiver e contare sul loro aiuto in qualsiasi situazione straordinaria. Comprargli, assieme alla spesa, il loro giornale preferito oppure un alimento particolarmente gradito, cercare per loro nell’offerta abbondantissima dell’internet di questi giorni, qualche serie o programma televisivo che stimoli ricordi positivi della loro giovinezza. Il tutto, naturalmente, con la sensibilità di un gesto fatto per gentilezza e non perché li si ritiene deboli, non completamente sufficienti a se stessi o bisognosi di aiuto.
La seconda accortezza è moltiplicare i contatti telefonici o in videochiamata, semmai educarli a questa nuova pratica che sta letteralmente sostituendo il difficilissimo contatto fisico di questo periodo di separazione e isolamento. Cercando, ovviamente in queste conversazioni, di non aumentare il già pesante carico di angoscia e timore della giornata televisiva media, ma cercando una conversazione più attenta ai loro ricordi, alle loro opinioni, alla loro utilità. Si può chiedere una ricetta o di farsi raccontare (magari per l’ennesima volta) qualche episodio di vita vissuta o il ricordo di amici e parenti. Nello stesso tempo, durante queste conversazioni, cercare di accertare e prevenire eventuali stati d’ansia: come disturbi del sonno, svogliatezza nella routine quotidiana, sottoalimentazione e motivare sempre alla cura di se stessi, per l’affetto che rappresentano e non perché li si voglia trattare come bambini incoscienti.
In ultimo, per evitare l’angoscia della consapevolezza di essere una tra le categorie più a rischio in questa cattiva pandemia, accompagnare l’invito ad essere cauti e a proteggersi rispettando tutte le indicazioni alla condivisione dei nuovi limiti che riguardano tutti, anche le famiglie di chi lavora e dei bambini, contribuendo così a condividere una difficile situazione straordinaria e inedita non solo per loro, ma per tutti.