Bassa Intensità Assistenziale, l’esperienza di Villa Le Ortensie

La sperimentazione della BIA, con l’inserimento di alcuni anziani fragili ma non del tutto non autosufficienti in strutture nate e vocale alla gestione della non autosufficienza, compie ormai quasi due anni. Un’esperienza che ha visto Villa Le Ortensie, nel Mugello, particolarmente impegnata e “unica” nel riuscire a comprendere al suo interno i tre moduli assistenziali che riguardano non autosufficienza, disturbi del comportamento e sperimentazione BIA. Alla base delle quali è prevista una particolare ed elevata flessibilità assistenziale della presa in carico dell’anziano e dei suoi bisogni assistenziali, oltre a caratteristiche strutturali particolari che assicurino nel quotidiano la differenziazione degli spazi che assicuri sempre la necessaria autonomia e separazione di anziani con diversi gradi di capacità relazionali e di dipendenza assistenziale.
L’esperienza sul campo di Villa Le Ortensie è partita proprio da questi presupposti, con risultati molto interessanti.
Il primo è senz’altro la prontezza e la qualificazione con cui viene gestita – a carico della RSA – l’eventualità di un peggioramento momentaneo delle condizioni dell’anziano in BIA. Forse uno dei problemi più delicati in una condizione così mutevole nel tempo dell’anziano fragile ma ancora autosufficiente.
I residenti inseriti in BIA, nfatti, mantengono numerose capacità residue di autonomia, in particolar modo nell’ambito della cura del sé e della deambulazione, e sono in genere cognitivamente lucidi e orientati anche se spesso in condizioni di disagio sociale e non completamente autonomi in tutte le attività quaotidiane (IADL).
Da qui la necessità di un approccio assistenziale diverso da quello “classico” dedicato a persone quasi del tutto assistenzialmente dipendenti.
Una condizione che vede l’ospite della Bassa Intensità Assistenziale paradossalmente “più esigente” sia in termini di indipendenza, sia per le esigenze relazionali e di comfort assistenziale richiesto.
Il primo risultato è stato in qualche modo straordinario, poiché la gestione simultanea di queste diverse esigenze ha favorito la tranquillità dell’ambiente di residenza dell’ospite e il “senso della comunità” tipico della struttura assistenziale, innescando rapporti di amicizia e ricerca reciproca, di solidarietà con l’altro più fragile, compresa anche la nascita di qualche amicizia “speciale”.
Al contempo nessun problema di inserimento è stato registrato. Gli ospiti hanno accettato le regole della RSA e di convivenza, da sempre organizzate in modo da favorire la convivenza di tutti nel maggior rispetto possibile della personalità e delle abitudini di ognuno.
Particolare entusiasmo si è poi registrato nella partecipazione alle attività di animazione proposte e gestite, vista la particolarità degli ospiti in Bassa Intensità Assistenziale, anche con un maggior numero di gite e uscite esterne alla struttura.
(Linda Dallai, Elisabetta Nozzoli, RSA Villa Le Ortensie)