La fragilità legata all’invecchiamento terrorizza i giovani, figuriamoci gli anziani.

Una ricerca del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) realizzata in collaborazione con Fondazione Generali, indica i principali “sentiment” della popolazione italiana rispetto all’anzianità.
Il dato più importante è che si ha più paura di perdere la propria autonomia che dell’invecchiamento in sé. Infatti solo il 35% degli italiani ha paura di invecchiare, con un 20% che si rassegna e un 15% che cerca di combatterlo con i mezzi a disposizione. Per il restante 65% che non lo teme, si ha il 53% che lo considera del tutto naturale e un 12% che pensa che invecchiando si migliora.
La paura più forte è dunque la possibilità di perdere la propria autonomia. Pensando alla propria vecchiaia anche i giovani temono più di ogni altra cosa l’insorgere delle malattie e la non autosufficienza e ne sono terrorizzati.
Per quanto riguarda gli anziani, invece, comunemente la soglia dell’ingresso nell’anzianità è data proprio dalla perdita dell’autosufficienza (54%), con la morte del coniuge (29%) e con il pensionamento (24%).

Sul fronte dell’assistenza, il modello di assistenza con in casa una badante potrebbe non essere più sostenibile in un futuro dove i giovani cominciano a lavorare sempre più tardi e con la prospettiva di avere pensioni sul modello contributivo, non più in linea con i costi della vita.
Attualmente si calcola che le badanti in Italia sono più di 700.000 (meno della metà però sono regolarmente registrate all’Inps) e costano alle famiglie circa nove miliardi di euro. Già adesso si calcola che almeno 120.000 persone non autosufficienti hanno dovuto rinunciare alla badante per ragioni economiche, mentre più di 300.000 famiglie hanno dovuto utilizzare tutti i propri risparmi per pagare l’assistenza, 190.000 hanno dovuto vendere l’abitazione per trovare i soldi necessari e 152.000 famiglie si sono indebitate per assistere un anziano non autosufficiente.
Sono infine quasi un milione le reti familiari che si autotassano per pagare l’assistenza e anche nel caso si scelga una badante c’è un buon 85% che afferma che è comunque necessario un impegno familiare particolarmente pressante per coprire i giorni di riposo, festivi, ferie ed altro.

Anche la casa può diventare un boomerang. Sempre secondo la ricerca sono due milioni e mezzo gli anziani che vivono in un’abitazione non adeguata alle loro condizioni di mobilità ridotta e più di un milione coloro che vivono in una casa impossibile da riadattare per rendere sopportabili i problemi di mobilità. Le residenze per anziani, in cui vivono attualmente 200.000 anziani non autosufficienti, devono però combattere con un difetto di percezione di molti anziani, che le vedono solo come malinconici parcheggi per vecchi. Eppure quasi 5 milioni di anziani sarebbero favorevoli ad andare in una casa di riposo per avere un più rapido accesso alle cure sanitarie e infermieristiche di cui hanno bisogno, per ricevere una sensibilità speciale per il lato umano del loro bisogno e per essere favoriti nelle attività di relazione verso l’esterno e con gli altri ospiti negli aspetti ricreativi.

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