Sanità pubblica e anziani, attenzione all’undertreatment

Il rapporto sulla sanità pubblica italiana OASI 2015 redatto dall’Università Bocconi e dal Cergas (Centro Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale) evidenzia nel 2015 il fenomeno dell’undertreatment: ovvero una quota significativa di cittadini che dichiara bisogni sanitari e sociosanitari insoddisfatti.
I motivi, a tutte le età in cui il cittadino entra in contatto con la presa in carico sanitaria o sociosanitaria, sono i più diversi. Potrebbero essere le lunghe liste di attesa (che stanno spingendo sempre più persone che ne hanno disponibilità ecomomica verso i servizi privati) o l’inaccessibilità economica a servizi giudicati troppo costosi o oggettivamente tali.
Il dato e il fenomeno è, ovviamente, conosciuto. Tuttavia un elemento della ricerca su cui riflettere è dato dalla concentrazione delle aziende sanitaria nazionali (con le loro notevoli differenze e particolarità regionali e locali) sul mantenimento degli investimenti correnti per garantire servizi, senza un cambio di paradigma che potrebbe invece creare una differenza rispetto al diminuire generalizzato delle risorse disponibili.
Una delle possibili chiavi individuate dal Cergas consisterebbe in una segmentazione dei pazienti, differenziando la popolazione sana – da sottoporre a screening e preventzione primaria – utenti occasionali, pazienti cronici e persone in condizione di parziale o totale non autosufficienza, con bisogni di cure a lungo termine (long term care).
Una “visione” che permetterebbe di ridurre la frammentazione nell’accesso ai servizi soprattutto per anziani fragili e pazienti cronici. La quale richiederebbe più di altre investimenti specifici in tecnologie e accorpamento di servizi verso “poli” specializzati e specifici. In antitesi rispetto alla tendenza a mantenere la spesa sanitaria corrente a scapito degli investimenti, la quale a lungo andare determina una obsolescenza di infrastrutture e “metodi” che non può che peggiorare il servizio fornito alla popolazione e la sua stessa percezione.

Qui il rapporto OASI 2015 in pdf