Che cos’è una dimissione protetta?
E’ quel tipo di dimissione ospedaliera che prevede una continuità di cure attraverso un programma concordato con il medico curante e i servizi territoriali offerti dall’Asl di appartenenza. Il paziente può così tornare a casa o essere ricoverato in strutture qualificate pur restando in carico al ricovero ospedaliero e “seguito” da un’adeguata assistenza sanitaria fino alla dimissione definitiva.

Quali strutture sono abilitate ad ospitare pazienti in dimissioni protette?
A seconda delle esigenze del paziente in dimissione protetta, le strutture più adatte possono essere cliniche private, case di cura, RSA, o anche il domicilio stesso del paziente o di un parente designato.

A cosa servono le dimissioni protette?
Lo scopo di questa pratica è quello di offrire risposte assistenziali appropriate a seconda del singolo paziente e diminuire in conseguenza il numero e la durata delle degenze ospedaliere, evitando di trattenere inutilmente pazienti che non necessitano di interventi terapeutici particolari.

Si tratta di vere e proprie dimissioni ospedaliere?
No, perché il paziente rimane in carico al registro di reparto anche per il tempo che trascorre fuori struttura in dimissione protetta.

Chi decide l’opportunità o meno di attivare la dimissione protetta per un paziente?
Le dimissioni di questo tipo sono di solito proposte dallo staff medico del reparto, che informa il paziente della necessità di ritornare in ospedale solo nei momenti di particolari terapie o accertamenti.

Quanto può durare una dimissione protetta?
Dura al massimo un mese, con non più di due rientri in ospedale programmati dallo staff medico di reparto. Nei rientri programmati, inoltre, il paziente passa dall’accettazione dove gli viene consegnato un cartellino relativo alla propria dimissione protetta da riconsegnare in reparto.