Amicizia e anziani, la forza di un sentimento senza età

Nonostante la forte spinta all’individualismo, soprattutto in questi tempi di impoverimento culturale e di incertezze sociali ed economiche, coltivare il sentimento dell’amicizia aiuta a vivere meglio. Eppure fare amicizia è difficile, soprattutto per gli anziani. Lo confermano le ricerche Istat degli ultimi anni che hanno visto ridurre significativamente il numero delle persone soddisfatte delle proprie relazioni e dei rapporti d’amicizia.
La parola amicizia, nella sua radice latina di amicitia, amicus, è affine alla parola amare. Un rapporto di affetto reciproco che lega due o più persone tra loro. Diverso dall’innamoramento, che procura incertezza, batticuore e senso d’esclusività, l’amicizia è certezza,fiducia e multirelazionalità. Possiamo avere più amici, che a loro volta ne hanno altri. La modernità e le sue tecnologie, inoltre, ci permetteno a differenza di un tempo una maggior facilità di mantenere amicizie distanti, con lunghe telefonate, email e per i più digitalizzati anche le videochiamate gratuite offerte da internet.
Filosofi e poeti si sono interrogati a lungo su quale sia il fondamento di questo rapporto: sentimento o volontà? Ogni epoca ha dato le sue risposte.
Ma su un fatto sono tutti d’accordo, che l’amicizia resta sempre uguale, dai cinque ai novant’anni e contrariamente a quanti molti pensano è distribuita in modo uniforme tra maschi e femmine, negli adulti e nei bambini, senza mai cambiare sostanzialmente la propria struttura emotiva e sociale.
Cominciando, come si è visto, fin da piccoli, in una vita intera ci si possono fare molti amici, anche se col tempo si finisce col perdersi di vista. Una ricerca inglese di qualche anno fa ha voluto contarli, partendo da un campione di 10.000 interviste. Così sembra che siano in media quasi 400 le persone con cui stringiamo amicizia nell’arco di un’intera esistenza. Questo tesoro di relazioni viene diluito nel corso degli anni, tanto che di solito non si frequentano più di 30 persone alla volta, quelli di cui abbiamo memorizzato i numeri di cellulare in rubrica. Ma anche secondo la ricerca inglese il numero di veri amici è assai più basso. Si riducono a non più di sei le persone con cui riusciamo ad avere una relazione frequente, che coinvolge pienamente anche l’aspetto emotivo e affettivo.
Quando si invecchia diventa più difficile uscire di casa, le capacità funzionali si riducono e muoversi nella città o dover camminare o fare le scale possono diventare ostacoli insormontabili, anche se paradossalmente c’è più tempo per riscoprire e recuperare i valori dell’amicizia. Come se non bastasse, poi, c’è sempre l’ombra della riduzione lenta e costante degli amici che si perdono per strada. E la perdita di un amico è uno di quei lutti che rendono la solitudine ancora più pesante.
In Italia si è spesso molto soli. Basta pensare che sul totale della popolazione una persona su cinque ha uno stato di famiglia in cui c’è solo lui, o lei, dal momento che sul fronte femminile le percentuali si alzano. Tra gli over 65enni poi, vive in solitudine una persona su tre.
Anche per questo l’amicizia è una delle risorse più preziose per gli anziani. Un baluardo contro la solitudine, la medicina non convenzionale per difendersi dalle tante fragilità fisiche e mentali che spesso sono l’anticamera della non autosufficienza. Avere sul territorio punti di riferimento e luoghi di aggregazione dove sentirsi in relazione con gli altri dev’essere il primo incoraggiamento, oltre che una forma di prevenzione i cui benefici in termini di salute, risparmi sanitari e sociali si ripagano nel tempo.
L’anziano, come dimostrano le cifre di un impegno costante nel volontariato sociale, ha voglia di fare amicizia, di parlare, di raccontarsi, di dimostrare il suo affetto agli altri con continui pensieri e piccoli o grandi doni, ed è anche il primo ad essere pronto ad essere d’aiuto a un amico, a rendersi disponibile in caso di bisogno.