Anziani a Milano: dimmi cosa mangi e ti dirò che città si può progettare

Quella presentata ieri all’Università Bicocca di Milano è qualcosa di più che l’ennesima ricerca sulle abitudini alimentari degli anziani. Anzi, il cibo sembra essere una sintesi quasi casuale per “leggere” una città nei suoi aspetti vitali. Lo spiegano bene le parole di Francesca Zajczyk, ordinaria di Sociologia e coordinatrice del progetto “l’accessibilità alle risorse alimentari degli anziani a Milano”, condotto, oltre che dal Dipartimento di Sociologie e Ricerca Sociale dell’Università Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Università di Pavia e il sostegno della Fondazione Cariplo.
“L’obiettivo della ricerca è quello di fornire alle istituzioni locali una piattaforma scientifica dalla quale partire per conoscere la situazione e sviluppare gli interventi più adeguati”.
L’indagine, infatti, ha adottato un innovativo metodo misto, mettendo insieme tecniche di analisi provenienti da più discipline: Scienza dell’Informazione Geografica, cartografia tematica, open data socio-territoriali, interviste personali, questionari di food frequency e test biometrici.
Così ai dati che confermano sostanzialmente quello che già sappiamo, ovvero che gli anziani (e non solo a Milano) seguono sostanzialmente una dieta mediterranea con una componente importante di frutta e verdura fresca, che le donne sono più attente alla salute degli uomini, che i formaggi sono presenti quotidianamente sulle tavole e che si lamenta in qualche caso una minore economicità di questo mangiar sano, si scopre anche una mappa “ragionata” della città attraverso il suo accesso al cibo, quasi sempre rappresentato da supermercati e ipermercati (con una componente non marginale anche del mercato rionale).
Si scoprono così aree “food desert” in cui l’accesso a un’alimentazione sana è messo in dubbio dalla scarsità di risorse e dalla bassa disponibilità di mobilità; “food mirage”che concentra risorse alimentari e di mobilità ma può presentare problemi di dimensione economica e accessibilità; e “food paradise” in particolar modo le aree centrali e in prossimità del centro storico, in cui vi sono le migliori condizioni per tutti i parametri studiati.
Non è difficile immaginare, insomma, quanto servizi, urbanistica e logistica cittadina siano non solo influenti (e ri-progettabili, almeno nel lungo periodo) per la vita in salute degli anziani, ma anche quanto ricerche di questo tipo siano “esportabili” in tante altre realtà italiane di cui è facile immaginarci i desert, i mirage e i paradise sopra descritti.
Un dato che quasi mette in secondo piano il fatto che gli anziani mangino un po’ meno legumi e un po’ più di formaggio di quanto dovrebbero.