Anziani invitati a non uscire? Un po’ di gentilezza evita l’isolamento e la paura

Il coronavirus domina ormai ogni telegiornale e tutte le conversazioni, spesso con frasi infelici e false come “muoiono solo gli anziani”, il governo invita gli over 65 a non uscire di casa e limitare al massimo i contatti con l’esterno. Precauzioni di buon senso che, possiamo esserne sicuri, molti anziani avevano già adottato sin dai primi giorni di paura.
Ora però il rischio è che la paura aumenti, soprattutto con l’isolamento, e allora è essenziale un elemento del tutto gratuito della nostra “umanità” che può fare un’enorme differenza nella gestione della prevenzione e dell’isolamento: non dimenticare gli anziani più vicini a noi. Anche perché i centri di socialità e di aggregazione chiudono o stanno per chiudere, il volontariato – per quanto sempre strutturalmente presente – ha allentato e rarefatto i suoi ritmi, l’assistenza solita ha al momento più emergenze da affrontare.
Allora forse ognuno può riscoprire un po’ di gentilezza, Identificare gli anziani nel nostro condominio e nel nostro quartiere e dargli una mano a sentirsi meno soli.
La raccomandazione di evitare il contatto ravvicinato non vieta di fare una telefonata o un colpo di citofono e chiedere se c’è bisogno di un po’ di spesa, di un giornale, di un salto in farmacia. Stessa cosa si può fare se c’è da dare una mano a portare a spasso un cagnolino o semplicemente informarsi sullo stato di salute e di morale della persona più fragile.
Occhi aperti, infine, sulle truffe e lo sciacallaggio, che in questi giorni stanno avendo una vera e propria esplosione: malviventi che entrano nelle case degli anziani con la scusa di disinfettare o controllare, si sono aggiunti tristemente alle truffe solite.
Insomma l’invito per gli anziani a stare in casa e per tutti di limitare i rapporti ravvicinati con il prossimo è la buona occasione per riscoprire una vecchia forma di socialità che negli anni è venuta a mancare: l’interesse verso le persone che vivono attorno a noi, che può essere fatto anche parlandosi da una finestra all’altra e che, soprattutto, è fatto di pensieri e attenzione verso la condizione in cui vive l’altro.