Cibi scaduti e disinformazione, troppi pericoli per gli anziani a tavola

Secondo un sondaggio del Policlinico Gemelli di Roma sui propri pazienti, un anziano su tre trascura igiene e sicurezza a tavola, cibandosi di pietanze scongelate male e persino alimenti scaduti.
L’indagine, condotta presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore su 200 anziani ultrasettantenni pazienti dell’ambulatori di geriatria e di altri reparti specializzati del Policlinico Gemelli, guarda ai potenziali rischi degli anziani più fragili con il comprensibile allarme.
Le scelte alimentari degli anziani che hanno interessato la ricerca sono tutt’altro che consapevoli e brillanti. Un terzo degli anziani ritiene consapevolmente di non nutrirsi in maniera equilibrata, perché mangia troppo ed è tentato da un consumo eccessivo di grassi e zuccheri. Sempre un anziano su tre riferisce di mangiare anche il cibo scaduto anche una volta al mese, in particolare latte e latticini, e più in generale prodotti meno deperibili come i biscotti.
Più di due terzi del campione, inoltre, riesce ad occuparsi personalmente della spesa alimentare domestica, rivolgendosi quasi sempre a super e ipermercati, ma dichiara di non fare affatto caso alle etichette con le indicazioni nutrizionali e il valore calorico del prodotto acquistato.
Tutto confermato dall’analisi medica oggettiva del campione degli intervistati, che in generale si presenta sovrappeso, tanto che quasi la metà afferma di stare cercando di perdere peso e di essere disposto ad affrontare restrizioni caloriche ed alimentari per mantenersi più i salute.
Al contrario di quanti pensano che una cattiva cultura alimentare appartenga ormai solo a persone poco scolarizzate e in genere disinformate, la ricerca evidenzia che il 70% del campione ha un titolo di istruzione superiore o una laurea, e la metà ha svolto ruolo lavorativi impiegatizi o dirigenziali.
Riguardo all’informazione, un terzo del campione afferma di rivolgersi a televisione, giornali e internet, il 35% da medici specialisti ai quali si sono rivolti per un problema di salute e il 15% dal proprio medico di famiglia.