Anziani e disabili al tempo della crisi, tra innovazione, bisogni crescenti e risorse limitate
La riorganizzazione del Sistema Sanitario Toscano
Ospedale, cure intermedie e integrazione sociosanitaria a Prato
Arsa, Associazione Residenze Sanitarie Assistenziali
20.2.2015, Sala consiliare del Comune di Prato
LA SITUAZIONE A PRATO E LE CRITICITA’
Prato conta 12.000 ultraottantenni, con il 7,5% di invalidi civili
Quasi 5000 di loro è ricoverata in ospedale una volta all’anno o più
Sono meno di 600 (su 800 posti disponibili) quelli assistiti nelle RSA pratesi
Le quote socioassistenziali dell’area pratese sono tra le più basse in Toscana
Il nuovo ospedale “per acuti” determina sempre più dimissioni protette a carico del sistema territoriale
I PRINCIPALI TEMI DISCUSSI
Necessità di maggiori risposte assistenziali alternative a ospedale e pronto soccorso
Timori per “tagli” al settore socioassistenziale mentre i bisogni crescono esponenzialmente
Gli scenari locali che si creeranno con le macro ASL sempre più lontane dal territorio
Il ruolo delle RSA nella futura organizzazione delle cure territoriali
Un ospedale moderno ha bisogno di un territorio moderno
L’opportunità di www.facileanziani.it per l’informazione e le realtà del territorio
GLI INTERVENTI
Matteo Biffoni
Sindaco di Prato
Un’assistenza sociosanitaria migliore è una priorità, e la volontà di discutere nuove idee e progetti trova il Comune sempre aperto e disponibile, come dimostra questo momento di confronto. Nell’augurare buon lavoro a tutti, sono sicuro – vista la qualità dei relatori – che emergeranno risposte e opportunità per la nostra città e il territorio.
Paolo Migliorini
Presidente ARSA
Siamo convinti che si possa concretamente lavorare per migliorare lo scenario complessivo dell’assistenza sociosanitaria, perché gli effetti della crisi si riducano al non adeguamento delle risorse o a ulteriori tagli e contenimenti. I bisogni degli anziani crescono: ci sono sempre più anziani soli e grandi anziani con figli a loro volta anziani, e c’è una sovrapposizione tra la maggiore aspettativa di vita ehe prolunga la non autosufficienza. Nelle nostre strutture abbiamo in media ultra85enni con fino a tre patologie gravi, curate anche con 8 principi attivi contemporaneamente. Le RSA sono diventate luoghi “di cura” sempre più specializzati.
Anche se la Toscana ha retto meglio di altre regioni siamo però in una condizione di rette sempre meno sostenibili: poco remunerative per i gestori ed estremamente pesanti per il cittadino, addirittura al limite dell’impossibilità per chi non ha un contributo di parte pubblica, numericamente limitato rispetto al fabbisogno. Inoltre Prato soffre da tempo di un sottodimensionamento, con 500 quote sanitarie create a fronte di un fabbisogno, calcolato secondo i modelli regionali, di almeno 800 quote erogate per 365 giorni all’anno. C’è infine l’aumento di problematicità del modello ospedaliero, che presenta un’alta incidenza di continuità assistenziale postospedaliera di un numero più rilevante di anziani e l’annoso problema – in parte qui a Prato risolto pur con qualche contraddizione – della libera scelta della struttura assistenziale.
In questo contesto l’idea di un accorpamento in un’unica grande ASL di Firenze, Prato, Pistoia e Empoli pone degli interrogativi. Si troveranno forme di riequilibrio delle risorse attuali? Noi apprezziamo la volontà della Regione di valutare modelli assistenziali diversi, ma crediamo – pur essendo una umile voce – di poter dare un importante contributo. Un ospedale moderno ha necessità di avere anche un territorio moderno. In ciò le nostre strutture sono già pronte: personale qualificato, formazione continua, assistenza 24 ore su 24, adeguatezza tecnologica delle strutture e investimenti già fatti. Eppure, per quanto riguarda la post ospedalizzazione dobbiamo ancora competere con strutture che hanno costi tripli rispetto alle RSA e standard richiesti inferiori ai nostri. Nell’ambito della discussione sulla riorganizzazione del sistema sanitario toscano crediamo di poter partecipare a pieno titolo a un processo che garantisca la tenuta dei servizi.
Luigi Biancalani
Assessore alla Salute e Presidente SdS Area Pratese
Prato è storicamente svantaggiata rispetto ad altre città della Toscana. La quota capitaria – che percepiamo da Stato e Regione per le cure di ogni cittadino – è di 1403 euro, contro i 1476 di Pistoia o i 1523 di Lucca o i 1564 di Firenze. Sono insufficienti anche le 500 quote sanitarie con cui lavoriamo. In questo svantaggio storico ci troviamo con il nuovo ospedale e le sue ricadute sul territorio ancora poco attrezzato per la continuità assistenziale. Una situazione che dà anche una percezione di insufficienza del nuovo ospedale e del sistema. Problemi che non nascono oggi, ma che in periodi di tagli, crisi e riorganizzazione, impongono un riallineamento delle risorse pratesi al livello delle altre città toscane. Uno sforzo da compiere subito, dal momento che basterebbe solo impiegare un po’ di personale in più, sarebbe aumentare di qualche posto gli attuali 12 posti letto per le cure intermedie. Indicazione che proviene anche dai medici del territorio e che punta almeno a un raddoppio che darebbe sollievo anche al nuovo ospedale.
Sulla Riforma non ho visto finora molto dibattito e, pur non essendo contrari, è logica la preoccupazione di divenire marginali rispetto alla macroasl e di ritrovarci a dialogare con un vicecommissario temporaneo dai poteri ancora indefiniti.
Tra i grandi temi di affrontare c’è una maggiore risposta a bisogni assistenziali diversificati che tenga conto che oltre la non autosufficienza ci sono fragilità temporanee o parziali che necessitano di più risposte. Il progetto sulla bassa intensità assistenziale è un passo avanti, così come la domiciliarità per le dimissioni protette, che potrebbe avere però maggiori costi e ricadute sull’attività ospedaliera, infine la fortuna di avere un volontariato e una cooperazione sociale molto presente in città potrebbe portare a nuove progettualità.
Luigi Marroni
Assessore al Diritto alla Salute R.Toscana
Il problema delle quote deve essere inquadrato anche nello sforzo compiuto dalla Regione Toscana di mantenere i servizi e gli investimenti tagliati già a partire dal Governo Monti. Un impegno che sta già allineando Prato alle altre città della Toscana e che proseguirà anche con la Riforma in progetto.
Sul tema del nuovo ospedale, ai suoi standard elevati e alla maggiore capacità di cura, ci sono dati che confermano tanti accessi in più, dovuti a pratesi che tornano a curarsi a Prato. In questo contesto si inquadra anche un investimento speciale per potenziare le cure intermedie a Prato che ha già stanziato 3 milioni in più rispetto al budget ordinario.
Lo scenario in cui si agisce è quello che ci vede oggi primi in classifica per qualità della sanità e di crescita degli investimenti nonostante i tagli. Ci sono certamente anche situazioni negative, a partire dalle liste d’attesa che, anche se migliorate rispetto al passato, faticano ad essere comprese dai cittadini, e in generale si interviene subito per salvare una vita, ma si fatica un po’ di più dove c’è meno emergenza.
La sostenibilità del sistema ha bisogno però di scelte precise, e di eliminare gli sprechi mantenendo servizi e qualità. E’ in questo senso che si deve inquadrare un progetto di riforma che non deve spaventare nessuno. In primo luogo perché abbiamo già avuto un accorpamento delle ASL: nel 1992 avevamo 60 ASL che furono ridotte a 12. Il progetto della macroasl Firenze, Prato, Pistoia e Empoli, parte da lì, e l’accorpamento previsto di servizi logistici e amministrativi, magari di alcuni laboratori, non inciderà sull’autonomia territoriale o sulle prestazioni. E’ anzi probabile che gradualmente vi sarà nei servizi al cittadino maggiore capillarità.
La questione centrale è la lotta ai doppioni e agli sprechi. Ad esempio si fa una radiografia o delle analisi, e poi si ripete tutto se ci si rivolge a un altro ospedale o si chiede un consulto ulteriore. Abbiamo poi dipartimenti che si fanno concorrenza l’un con l’altro. La riforma accompagnerà nel tempo l’ottimizzazione di questi processi e alla fine, con la collaborazione di tutti, siamo sicuri che porterà miglioramenti sia per i cittadini sia per le tante professionalità impegnate nell’intero processo. Figure che saranno coinvolte in tavoli tecnici e forum per ogni livello di definizione futura della riorganizzazione.
1.
2.
Edoardo Majno
Direttore Generale ASL4 Prato
Sul bilancio attuale che supera i 400, 3 milioni in più per le cure territoriali possono sembrare pochi. In realtà è uno sforzo mirato che corrisponde a nuove risorse infermieristiche, più posti letto e 25 addetti in più nel sistema pratese e i suoi sette Comuni. Decidere come dislocarli e organizzarli è uno sforzo condiviso con tutti i soggetti del territorio che per la prima volta sono tutti d’accordo e più in sinergia. Non dimentichiamo poi che Prato è una realtà complessa, si pensi solo a un nuovo ospedale che parla cento idiomi diversi, e al fatto che niente della riforma toccherà il bene più prezioso per i cittadini: essere curati e assistiti meglio che in altre regioni.
Ciò che si dovrà raggiungere in concreto è la piena partecipazione e sinergia, con pari importanza, delle tante realtà pubbliche e private che operano nel sistema pratese.
Presentazione di facileanziani.it
Guarda le slide e ascolta la registrazione:
Michele Mezzacappa
Direttore della Società della Salute
La domanda esponenziale di servizi sociosanitari, in crescita anche per l’impoverimento generale, obbliga la scelta di privilegiare le risposte concrete rispetto ai modelli e alle scelte strategiche. E’ la sfida della riorganizzazione sanitaria ed è la sfida di Prato. Alcuni aspetti della proposta di riforma enfatizzano il ruolo del territorio, ma per implementare le risorse a disposizione si dovrà lavorare anche nella direzione di progetti in grado di attingere agli investimenti europei per l’inclusione sociale, che ammontano per la sola Toscana a 140 milioni. La scelta di mantenere ed anzi di rafforzare lo strumento Società della Salute ci spinge a una nuova progettualità anche in questo senso.
Antonio Cirri
Consorzio Astir
Apprendo con piacere di un investimento speciale per Prato, che in questo momento si trova a vivere sia un problema di sottodimensionamento delle quote rispetto al bisogno effettivo, sia quello di una forte accelerazione delle dimissioni protette che pone ulteriori limitazioni alla disponibilità per il territorio. Risolvere questo problema aiuta anche a risparmiare. Cure intermedie infatti significa anche rispondere organicamente ai bisogni assistenziali prima che il pronto soccorso diventi l’unica risposta, e dunque senza appensantire e inceppare il sistema. Una risposta possibile è dunque quella di equilibrare la temporaneità in favore di una maggiore organicità e capacità del sistema.
Lia Bassi, CNA pensionati
Interventi e conclusioni