La malattia di Parkinson è tra le più frequenti malattie neurodegenerative. Colpisce alcuni soggetti anche al di sotto dei cinquant’anni di età, ed ha un’incidenza di un caso su cento in età superiore ai 65 anni. La diagnosi della malattia, con le conoscenze di oggi, arriva in media a distanza di cinque anni o più rispetto al momento di inizio del processo patologico. Un ritardo dovuto al fatto che la malattia può essere presente senza produrre un disagio sensibile dal punto di vista motorio. E’ solo progredendo lentamente che iniziano i sintomi classici: muscolatura più rigida, tremore agli altri e rallentamento nei movimenti.
Il ritardo nella diagnosi si trasforma così anche in ritardo dell’intervento farmacologico, che – qualora effettuato agli esordi silenti della malattia – avrebbe, secondo i ricercatori, significative e superiori possibilità di successo.
Da qui la sperimentazione avviata in Toscana – Progetto Daphne, studio Casanova, Ospedale Apuane, Istituto di bio robotica della Scuola Sant’Anna, Cnr di Pisa e il supporto di altre aziende toscane specializzate – su un sistema di sensori indossabili per monitorare il movimento, registrando, attraverso algoritmi e intelligenza artificiale, anche i più piccoli scostamenti provocati dalla malattia in fase silente.
Il costo del progetto di sperimentazione ammonta a più di un milione di euro, in gran parte finanziati dalla Regione Toscana nell’ambito del programma attuativo regionale Fas 2007-2013 sullo sviluppo di servizi innovativi e sostenibili per il Parkinson, favorendo l’automonitoraggio domiciliare e la partecipazione attiva del paziente e del caregiver.