Vogliamo contribuire con questa iniziativa alla riflessione, senza pregiudiziali, tra attori del sistema sul futuro prossimo, alla ricerca di nuove modalità assistenziali e modelli organizzativi, capaci di andare a regime nella prossima legislatura regionale. Un confronto aperto, che per quanto ci riguarda da oggi proseguirà in più sedi e occasioni, comprese nuove opportunità informative… Del resto siamo tutti consapevoli, come indica il titolo stesso di questa giornata di lavoro, della difficoltà e della necessità di dover coniugare termini come crisi economica e sociale e Welfare, bisogni e risorse e nuove modalità. Lo scenario è di estrema complessità anche in una regione come la Toscana, segnata anch’essa dalla crisi, da un presente di minori risorse pubbliche e private, da una prospettiva di pensioni sempre più contenute e da radicali modificazioni sociali e nella composizione delle famiglie. Alle nuove non autosufficienze e fragilità si associano e sovrappongono le disabilità gravi degli anni precedenti, per la maggiore aspettativa di vita in condizioni di non autosufficienza grazie ad una sanità che riesce a curare e mantenere in vita più a lungo a senza poter guarire, ovviamente. La Toscana è stata infatti negli ultimi 30 all’avanguardia nel sistema normativo e nella qualità assistenziale assicurata agli anziani non autosufficienti e tutt’oggi si attesta su valori di spesa sociale procapite da parte dei Comuni e delle ASL tra i più elevati. Ciò nonostante occorre constatare rilevare un GAP profondo, come emerge dalle rilevazioni effettuate dal MES tra bisogni/standard esistenti in altre regioni e altre nazioni e posti letto disponibili di RSA anche per l’esistenza di un solo modello residenziale, la RSA. Quale che sia il termine di riferimento certamente c’è, come da tempo affermiamo, una offerta insufficiente complessiva di posti letto e relative risorse per la non autosufficienza, certo non le sole modalità assistenziali per un fenomeno epocale come rappresentato. Occorrono come è ovvio disposte differenziate per bisogni diversi, in stadi diversi della non autosufficienza e /o della malattia, fragilità e prevenzione, non autosufficienza lieve, ecc. ecc. I presupposti presenti nella normativa della fine degli anni 90 per una differenziazione dei modelli residenziali in base alle caratteristiche assistenziali e strutturali, sono stati progressivamente superati con un adeguamento obbligatorio verso l’alto del sistema (un unico modello di RSA) con standard assistenziali medi tra i più alti del paese. A tutto ciò si è accompagnato un continuo rinvio (se non vogliamo parlare di boicottaggio, delle normative regionali) da parte delle ASL a partire dalla non applicazione della DEL. 402/2004 in gran parte della regione. Si è creato così nel tempo quello che potremmo definire un modello virtuale fatto di leggi, regolamenti e indirizzi emanati dalla Regione, Giunta e Consiglio da un lato e dall’altro un modello reale praticato discrezionalmente nelle singole ASL e SDS in sempre maggiore autonomia e talora in chiaro contrasto rispetto alla Regione.
Ancora oggi possiamo parlare di una Toscana a macchia di leopardo tra applicazioni delle leggi, interpretazioni soggettive delle ASL, palesi violazioni di diritti. Si pensi alla legge sull’accreditamento non applicata in gran parte della Toscana (sostanziale eccezione Firenze, più qualche frangia in qua e là) con la negazione del diritto alla libera scelta da parte del cittadino; di fatto l’accreditamento vale solo per la parte relativa agli obblighi delle RSA private mentre non vi è nella pratica nessun obbligo reale per il pubblico. Questa libera,soggettiva, interpretazione delle normative regionali produce la disomogeneità delle risposte assistenziali e dei diritti, in base agli orientamenti delle diverse direzioni asl e della filosofia assistenziale e culturale di comuni, sds, direzioni dei servizi sociali. C’è quindi un grande punto, preliminare, relativo alla certezza del diritto del cittadino di scegliere liberamente il servizio pubblico o privato di RSA che preferisce, di accedere effettivamente alla prestazione con stessi criteri e modalità tra Firenze e Siena, Arezzo e Prato ecc.
Giudizio positivo sulla sperimentazione: Concordiamo dunque sulla validità delle iniziative assunte dalla Vicepresidente Saccardi per avviare, sul campo, una sperimentazione capace di supportare con esperienze dirette un più generale processo di ripensamento urgente e di innovazione del sistema toscano.
Il problema di fondo sono, anche in questo caso, le risorse senza le quali l’innovazione rischia di perdere a regime velocità, e di diventare per le ASL strumento di semplice rideterminazione o contenimento della spesa invece che di allargamento e differenziazione delle prestazioni. Occorrono dunque a nostro avviso risorse aggiuntive per garantire le tre esigenze del sistema: mantenimento del fatturato per le imprese, estensione delle prestazioni residenziali e non per il pubblico, mantenimento/incremento dell’occupazione per il personale e le OOSS.
Margini, nonostante tutto, ci sono nella spesa del S.S.Toscano, occorre concepire il sociale e l’integrazione sociosanitaria come un investimento, redditizio, per l’intero servizio sanitario e la rete ospedaliera. In Toscana è stata compiuta una rilevante operazione di ammodernamento radicale della rete ospedaliera ma un ospedale moderno – proprio per essere tale – deve avere un territorio moderno, capace cioè di filtrare i ricoveri e di accogliere, dopo il ricovero sempre più breve, un utilizzatore per quasi il 50% anziano con tutte le maggiori problematicità che questo comporta. Pensiamo che nonostante tutto economie significative, soprattutto nei complessi ospedalieri universitari sono possibili. Per parte nostra e per la nostra esperienza, individuiamo modi e forme concrete per recuperare risorse al territorio e alla non autosufficienza in ambiti quali le Case di Cura e la gestione diretta da parte ASL, ancora oggi, di centinaia e centinaia di posti letto di RSA con costi di gestione finali sino a 20-40 euro x giornata degenza in più rispetto alla media del privato. A parità di prestazione, parità di retta, a retta più elevata prestazione corrispondente. Se e quando non è così occorre intervenire da parte delle istituzioni aldilà di motivazioni politiche o quant’altro, perché altrimenti c’è semplicemente spreco di denaro pubblico.
Noi infatti non contestiamo l’esistenza in sé di Case di Cura che si occupano di anziani o gestioni dirette di RSA da parte ASL. Ciò che contestiamo è che vengano erogate sostanzialmente le stesse prestazioni delle RSA private ad un costo superiore per la collettività, mentre non si riconoscono i doverosi adeguamenti Istat sia sulla quota sanitaria che sociale alle RSA accreditate sempre più in difficoltà.
Recuperare risorse, assicurare ruolo forte della Regione nella programmazione dei servizi nel territorio, assicurare unitarietà (leggi,delibere regolamenti uguali per tutti) di modalità effettive di accesso alle prestazioni e di diritti ai cittadini toscani, compresa la libera scelta, dare flessibilità al sistema e all’utilizzo dei voucher per prestazioni residenziali, semiresidenziali, domiciliari, differenziare il sistema tra un più ridotto numero di RSA o nuclei di RSA ad alta integrazione sanitaria in stretto raccordo con la rete ospedaliera e i restanti posti letto a una maggiore componente sociale.
Decisivi saranno i prossimi anni e il prossimo quinquennio nel governo della Regione, forte la preoccupazione per il nuovo assetto delle macro ASL e per i rischi connessi alla maggior distanza dal territorio e dai problemi della integrazione sociosanitaria.