Gli anziani aumentano e l’età di aspettativa di vita, grazie al progredire della medicina, si innalza sempre di più. Ma queste buone notizie hanno un risvolto più complicato di quel che appare in superficie, dal momento che crescono anche le malattie e le multipatologie, e la gestione delle malattie in tarda età impegna in spesa e fatica sia chi è addetto alle cure, sia i caregiver familiari o loro collaboratori che prendono in carico la persona anziana.
Una mole di responsabilità e di attenzione alla quale può far fronte solo la tecnologia: telemedicina, monitoraggio a distanza, applicazioni tecnologiche di vario tipo che guidano l’anziano o i suoi caregiver a prendere correttamente le medicine, oppure orientano il medico di base che prescrive i medicinali tra i diversi principi attivi e qualche loro indesiderato effetto collaterale o di interazione con altri farmaci.
Già, perché nella terza e quarta età, le cure per rimanere in salute si sono fatte così complicate e diffuse che una percentuale che si avvicina al totale è in cura per una o più patologie – croniche, ovviamente – con una maggioranza di persone che non riescono ad aderire completamente e correttamente alla cura prescritta.
Nello stesso tempo l’agenda del caregiver è sempre più fitta di impegni e responsabilità, tanto che la preparazione media di badanti e familiari va poco oltre l’accudimento nelle attività giornaliere e di sorveglianza e compagnia della persona anziana. Le nuove tecnologie inoltre, possono fare molto anche per ritardare il bisogno di cura e di caregiving della persona anziana, con sistemi sempre più alla portata di chiunque che stimolino le capacità cognitive e relazionali e che introducano, già prima del raggiungimento del bisogno, a stili di vita più informati e corretti che ritardino il più possibile il ricorso a medico e farmaci.
Sul tema di come le tecnologie possano migliorare la vita di questi milioni di anziani attuali e prossimi venturi, si moltiplicano convegni e ricerche di ogni tipo. La sfida è importante, addirittura enorme. Perché non si tratta solo di riuscire a far quadrare i conti dei bilanci sanitari nazionali sempre più a corto di risorse un po’ ovunque nel mondo, ma di migliorare sensibilmente la vita e l’autonomia di tante persone anziane e delle loro famiglie.