Quando il salvavita è il gatto

Largo agli animali domestici: Fido e Briciola – ma anche Loreto o Tarta – possono essere dei veri e propri salvavita. Così dicono gli esperti.
Se si pensa ad anziani ed animali, la prima cosa che viene in mente è la ‘pet therapy’: la compagnia di un cucciolo agisce positivamente sull’umore dell’anziano e sulla sua situazione emotiva. Un animale che ha bisogno di cure – anche uno relativamente indipendente come il gatto – aiuta a combattere solitudine e depressione, richiedendo attenzioni e cure che aiutano l’anziano a mantenersi più attento e attivo.
Nel caso il cucciolo in casa sia un cane, poi, alla compagnia e all’affetto che un animale trasmette al padrone, si sommano gli effetti benefici delle lunghe passeggiate all’aperto, nemiche della sedentarietà e ottimali per condurre, ad orari regolari, una moderata attività fisica.
Studi recenti hanno riscontrato un sensibile miglioramento nei livelli di salute fisica e psichica dei soggetti anziani che si prendono cura dei propri animali domestici: gli anziani amanti degli animali tendono spesso ad avere relazioni sociali più soddisfacenti e a registrare livelli di stress più bassi dei loro coetanei che vivono senza animali, il che a lungo andare ha effetti benefici sulla loro pressione arteriosa e sul loro sistema cardiovascolare.
In particolare, uno studio giapponese condotto da esperti della Kitasato University Graduate School of Medical Sciences di Kanagawa e pubblicato sulla rivista scientifica “American Journal of Cardiology” ha fornito risultati più che interessanti. Gli studiosi si sono chiesti se la presenza in casa di un cane o di un gatto potesse influire positivamente sulle condizioni di salute di pazienti affetti da patologie correlate allo stile di vita, come ad esempio diabete mellito, ipertensione e iperlipemia.
Lo studio, condotto su 191 pazienti d’età media 70 anni, scelti fra proprietari di animali e non, ha rivelato un’interessante differenza fra le due categorie: i possessori di animali domestici presentavano una maggiore variabilità nel ritmo cardiaco rispetto agli altri; in pratica, si dimostravano più capaci di rispondere adeguatamente a situazioni ed emozioni diverse rispetto ai loro coetanei abituati a vivere senza la compagnia di un animale domestico.