La Toscana ha fatto da apripista in Italia alla dematerializzazione delle ricette, permettendo di contenere al massimo il rischio dell’epidemia dovuto proprio al necessario rapporto con gli studi medici per le prescrizioni. La ricetta arriva con un sms sul telefono dell’assistito direttamente registrata dal medico o dallo specialista e basta quel codice per acquistarla regolarmente in farmacia. Un servizio ottimo, naturalmente, anche se non risolve il problema annoso delle continue prescrizioni anche per la cura di malattie croniche dove un grosso numero di ricette potrebbe e dovrebbe essere permanente per limitare i disagi ordinari e straordinari di questo periodo.
In ogni caso, anche con la ricetta via sms, l’attenzione deve restare alta per quella fascia di anziani particolarmente fragile e con qualche disagio nell’usufruire a pieno delle tecnologie a disposizione. Possono esserci difficoltà nel riferire quel codice in farmacia o ignorare persino di averlo ricevuto.Non dimentichiamo infatti che il problema dell’aderenza alle terapie era già un allarme prima del periodo di isolamento del coronavirus, quando il rapporto con il medico di base era costante e diretto, con un calcolo che poteva raggiungere il 70% di abbandoni o errate conduzioni delle terapie farmacologiche tra gli anziani, spesso sopraffatti da più malattie croniche.
Una giungla di pillole e comportamenti, orari e accorgimenti che raggiunge nella quasi totalità degli anziani con le patologie croniche più comuni, come cardiopatie, broncopatie, diabete e tumori, può raggiungere e superare i dieci farmaci al giorno e che la ricetta via sms rischia di far diventare – se non si presta la massima attenzione – ancora più complicata.