di Paolo Migliorini, Presidente Arsa
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Programmazione da parte della Regione: applicare le normative già esistenti per una reale programmazione dei servizi e della rete residenziale, a partire da parere obbligatorio vincolante della Regione, preliminare alla stessa destinazione urbanistica e/o alla concessione edilizia per la realizzazione di nuove RSA o ampliamento dei posti letto esistenti. Fatti salvi i progetti già approvati in via definitiva o quelli di interesse pubblico già oggetto di finanziamento, il rilascio del parere positivo da parte della regione dovrà essere subordinato alla verifica sia di standard anziani/posti letto esistenti/quote sanitarie nel territorio. Si eviterà in tal modo la proliferazione di strutture nella falsa convinzione di sbocchi occupazionali certi da parte delle amministrazioni locali.
2
Assicurare stesse modalità, procedure e criteri per l’accesso di un cittadino alle prestazioni residenziali in tutta la Regione, superando la soggettività e molteplicità di interpretazioni locali/regolamenti attuativi etc. che modificano nei fatti le stesse normative regionali e non consentono, secondo il territorio di residenza, gli stessi diritti ai cittadini. Garantire altresì le certificazioni delle prestazioni residenziali (quote sanitarie) da parte delle singole ASL, dati ad oggi spesso falsati dalla destinazione di parte dei fondi ad altre attività; controllo sostitutivo della Regione sul complesso delle quote sanitarie effettivamente erogate, finanziate dal fondo regionale e dalla spesa storica, e calcolate su base n. quote per 365 giorni anno.
3
Dismissione delle attuali gestioni dirette di RSA in proprietà ASL con alienazione immobili e/o concessioni di lungo periodo. In tal modo si libereranno risorse importanti (nell’ordine di milioni di euro) da reinvestire nel comparto per incrementare le prestazioni e finanziare ad esempio la BIA, come posti letto/quote aggiuntive all’attuale sistema. È opportuno ricordare che le gestioni ASL sono di norma decisamente più onerose delle gestioni private, quando non svolgono addirittura una funzione impropria “sociale” con rette sociali largamente sottodimensionate rispetto ai costi reali. In un contesto di risorse limitate e di pesanti tagli oggi non è comunque più giustificabile il mantenimento di una quota significativa di strutture ASL o Comunali a gestione diretta che prescindano da costi/ricavi e da una gestione effettivamente aziendale e concorrenziale.
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Garantire la libera scelta del cittadino sancita dalla legge regionale e dal successivo regolamento attuativo sostanzialmente congelata/boicottata/snaturata dal comportamento delle ASL e delle SdS. Questo avviene in buona parte della Regione per la preoccupazione che un sistema concorrenziale basato sulla libera scelta penalizzi le strutture pubbliche alle quali si continua ad indirizzare gli utenti anche forzosamente e in pieno contrasto con la suddetta normativa.
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Utilizzazione di RSA e nuclei RSA nelle dimissioni ospedaliere protette per il minor costo, a parità di prestazioni, rispetto alle case di cura. Ridefinire radicalmente le prestazioni affidate alle case di cura per gli over 65 anni – definendone nuovi ambiti di attività e tipologia di prestazioni sanitarie e non certo di dimissioni protette di anziani e lungodegenza – funzioni ampiamente esercitate oggi dalle RSA con livelli qualitativi assolutamente concorrenziali e a costi decisamente inferiori. In questo modo si potrebbero liberare importanti risorse a favore della non autosufficienza e del territorio.
Vista la riflessione in corso da tempo sulle cure intermedie, la Regione dovrebbe attentamente considerare a tal fine, parte della stessa rete di RSA così diffusa territorialmente e con caratteristiche tecniche e assistenziali largamente sovrapponibili al modello di cure intermedie e costi certamente concorrenziali. La gravità degli ospiti trattati, la presenza effettiva in molte RSA di infermieri H24, le dotazioni organiche previste dalla Del.402/2004 e dal successivo regolamento Regione Toscana n. 15/2008, le caratteristiche strutturali, la presenza (o la possibile attivazione) di moduli specialistici, le consulenze mediche e medico-specialistiche già presenti in molte RSA, il ruolo in atto dei MMG, rendono possibile una sperimentazione immediata e diffusa nel territorio toscano.
6
Introduzione del voucher (libera scelta) e del contributo unico per la non autosufficienza, corrispettivo economico riconosciuto alla persona non autosufficiente in base alle sue specifiche condizioni e Piano personalizzato. Contributo che potrà essere utilizzato, e se del caso integrato economicamente dal cittadino, indifferentemente per attività domiciliare, semiresidenziale, residenziale. Si consentirà in tal modo, fermo restando il controllo della spesa, la flessibilità di soluzioni possibili per il cittadino, adeguate alle proprie esigenze e condizioni familiari.
7
Assicurare l’obbligatorietà dei requisiti minimi di sicurezza strutturale delle RSA pubbliche o private (Certificato prevenzione incendi) e la conseguente effettiva parità di condizioni e di concorrenzialità del sistema.
Aprire una riflessione sulla possibilità di revisione degli standard strutturali finalizzata all’aumento di posti letto nelle attuali RSA dotate di adeguata superfice complessiva e alla conseguente diminuzione delle rette.
8
Immediata introduzione di nuovi livelli assistenziali in regime privato (BIA privata) nelle RSA che ne facciano richiesta, come richiesto fin dal 2012 dalle associazioni di categoria.
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Incremento dei contributi per l’adeguamento di abitazioni ad anziani soli/fragili a condizioni di sicurezza che contribuiscano alla prevenzione. Accordi con istituti di credito per microcrediti finalizzati all’abbattimento delle barriere e al controllo tecnologico delle abitazioni e alla telemedicina.
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Rsa “aperta” e presidio territoriale: prevedere nelle RSA convenzionate e accreditate servizi aperti al territorio anche gratuiti (piccole prestazioni infermieristiche nella rsa per anziani esterni, apertura palestre, servizi alberghieri) comprese forme di possibile monitoraggio/allerta ai fini di possibili emergenze durante la notte e nei giorni festivi di anziani nelle immediate vicinanze della RSA o di anziani in case famiglia.
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Incentivare le aggregazioni domiciliari di anziani, micro-comunità familiari auto-organizzate che possano utilizzare in modalità condivisa appartamenti di anziani, badanti e prestazioni individuali riconosciute di assistenza domiciliare, per ampliare la copertura assistenziale e/o contenere costi.
Sviluppare le esperienze già in atto e le previste sperimentazioni delle comunità familiari per fragili in sinergia con RSA e Centri diurni (posti letto riservati per ricoveri a carattere temporaneo) per assicurare la presa in carico globale e rallentare l’istituzionalizzazione del bisogno.