Anziani post pandemia, il futuro sarà migliore?

Hanno pagato il prezzo più alto, anche in termini di paura e cambio repentino delle condizioni di vita e relazione con i propri cari, ma forse il futuro sarà migliore, anche se i tempi di preannunciano lunghi sia per uscire dall’isolamento, sia per tornare a una vita e un mondo di relazioni senza mascherina e con più consapevolezza.
Tre indizi lasciano però ben sperare, perché alcune cose sono cambiate e non torneranno più come prima.
Il primo è che abbiamo cominciato a preoccuparci degli anziani non solo per una “presa in carico” esclusivamente sanitaria, ma sempre di più anche sotto il profilo delle molte fragilità psicologiche e relazionali. Un’esperienza che, se capace di superare i binari della “compassione”, porterà sicuramente a nuovi rapporti tra anziano e famiglia, anziano e medicina del territorio, anziano e istituzionalizzazione nei contesti di assistenza.
Il secondo è una nuova valorizzazione dell’assistenza alla persona anziana che ha visto cambiare il rapporto tra famiglia e caregiver (anche quando lo stesso caregiver è un familiare) togliendo dall’anonimato e dallo scontato il rapporto personale tra gli anziani e chi li assiste. La chiusura alle visite nelle RSA ha ad esempio lasciato emergere rapporti affettivi e di fiducia profondi nei rapporti, favoriti attraverso videochiamate e altro, tra gli operatori professionali e le famiglie. E altrettanto è successo con badanti o persone della famiglia rispetto alla considerazione degli sforzi di cura e assistenza della persona.
Il terzo, infine, è che le figure professionali che si occupano ogni giorno degli anziani più fragili, hanno visto in questi mesi un protagonismo inaspettato del loro ruolo. Una considerazione che va al di là del semplice operato professionale, spesso incentivato e premiato, ma anche dal punto di vista psicologico. Una stima più alta che potrebbe migliorare anche l’equilibrio e l’attenzione psicologica nella stessa categoria degli operatori dell’assistenza.
A margine, ma non meno importante, è che la consapevolezza mondiale degli errori e degli squilibri, con il loro carico anche di tragedia, potrebbe essere un punto di ripartenza vitale per liberare maggiori risorse, ottimizzare i servizi e valorizzare alcune eccellenze professionali fino ad oggi date per scontate.