Anziani, dopo la pandemia il nuovo pericolo è la povertà

Tre mesi di isolamento e ora che si parla di riapertura, di una nuova fase della vita economica e sociale del Paese, troppi anziani hanno visto cambiare lo scenario in cui vivono. Il primo rischio è la povertà, con le file che si allungano per un pasto caldo nelle mense Caritas, ma ce ne sono altri due che non devono essere ignorati.
Salute ed aspettativa di vita, ad esempio, con un sistema di interventi chirurgici programmati ed esami diagnostici che ha rimandato – secondo le stime – milioni di prestazioni sanitarie per la cura e la prevenzione, così come tutto il sistema del rapporto con la medicina del territorio, gran parte del volontariato sanitario e i medici di base ha subito forti rallentamenti e sospensioni. Quando riprenderà la normalità, intendendo fuori dalle urgenze? Dipenderà dai sistemi sanitari regionali più o meno forti secondo i territori, ma c’è chi parla di almeno un anno prima di garantire i tempi di attesa pre pandemia, che già erano lunghi.
Relazioni sociali e solitudine sono un altro tassello della nuova povertà che si affaccia sul panorama anziani. Piccoli luoghi di ritrovo, circoli e centri sociali e relazionali, che nella gran parte dei casi si sostenevano con un po’ di volontariato e un minimo di incassi, non hanno riaperto e probabilmente chiuderanno per sempre. Ma anche sul fronte della disponibilità delle persone, a cominciare dallo stesso volontariato ma anche da relazioni sociali e parentali del singolo anziano, sono stati messi a dura prova dalla crisi economica provocata dalla chiusura totale degli ultimi tre mesi: ci sono meno disponibilità economiche e la vita si è fatta più difficile, impegnata e stressante tanto da aver lasciato emergere in modo evidente isolamento, senso di impotenza e individualismo.
Nella ricerca delle soluzioni per far ripartire l’economia occorrerà quindi anche un piano di ricostituzione socio-relazionale indispensabile a far ripartire anche la vita di tutti i giorni, soprattutto in tanti piccoli e marginali centri. Forse sarà un’ulteriore voce di spesa, forse poco altisonante e dirompente dal punto di vista politico, ma saranno soldi spesi bene.