Assistenza domiciliare agli anziani? In Italia non si supera il 3%

Solo tre anziani over 65 su dieci usufruiscono di qualche ora di assistenza domiciliare da parte del servizio sanitario pubblico. Una manciata di ore in tutto, che statisticamente non superano le venti all’anno. Cifra che nel resto d’Europa è di solito garantita in un mese.

Va un po’ meglio nelle grandi regioni del Nord, è presente nelle regioni centrali e il Sud resta come al solito il fanalino di coda.

Eppure questi servizi, se ben organizzati, potrebbero essere una soluzione ai Pronto Soccorso ospedalieri sempre intasati e soprattutto da anziani “cronici” e alle difficoltà degli ospedali – quasi tutti ormai impostati sul modello per acuti – di poterli tenere in reparto per più di qualche giorno.

Tutto mentre gli over 65 con una forma di disabilità hanno raggiunto il livello di allarme di tre milioni di persone, in un trend esponenziale di crescita calcolato in quasi otto milioni entro i prossimi dieci anni.

I dati emergono dall’incontro “La Babele dell’Assistenza Domiciliare in Italia: key player a confronto”, promosso da Italia Longeva, la Rete nazionale sull’invecchiamento e la longevità attiva, che ha riunito a Milano, presso la sede di Regione Lombardia, tutti gli attori coinvolti nella filiera dell’assistenza domiciliare.

Tra le soluzioni possibili per l’incremento della presa in carico dei pazienti anziani e della cronicità al proprio domicilio, fanno la parte del leone le tecnologie. Cartelle cliniche finalmente computerizzate, presa in carico meno estemporanea dei pazienti censiti con una maggiore aderenza “tecnologica” a piani di assistenza individualizzati e infine una introduzione molto ampia dei diversi servizi di “tecnoassistenza” ormai a disposizione dei sistemi sanitari più moderni, saranno le basi per far fronte agli attuali problemi di erogazione del servizio. Sia in termini di risparmio, sia di efficacia e di controllo della spesa globale che il Servizio Sanitario Pubblico mette a disposizione per la cura degli anziani.