Badanti, l’ultima frontiera è uomo e italiano

Addio al luogo comune che un badante debba essere per forza rumeno o filippino. La crisi economica spinge sempre più connazionali a cimentarsi con un lavoro che, fino a qualche tempo fa, era snobbato dagli italiani. Da uno studio realizzato dall’Associazione Donne & Qualità della Vita, della psicologa Serenella Salomoni, su un campione di 1000 disoccupati italiani, di età compresa tra i 18 e 57 anni, risulta che 1 italiano su 2 è pronto a intraprendere una carriera nell’assistenza familiare. Sono frequenti i casi in cui un figlio non può prendersi cura del proprio genitore 24 ore al giorno e, di conseguenza, diventa necessario un aiuto dall’esterno che assista l’anziano nel proprio decadimento psicofisico. Il 70 % del campione intervistato dichiara di sentirsi pronto a prendersi l’impegno di curare un’altra persona. Il 66% lo farebbe anche a tempo pieno, pur di lavorare. Ma il dato più eclatante è che il 37% dei partecipanti allo studio sono laureati, che non indietreggiano rispetto a questo tipo di esperienza lavorativa. Vi è anche chi, come nel 33% dei casi, si mette a disposizione anche nella fascia oraria notturna, compresa tra le ore 21 e le ore 8. Il 23% sacrificherebbe anche i fine settimana, pur di lavorare.
Quali sono le motivazioni che spingono a fare questa scelta? In primis le necessità economiche, per il 77%. Infatti, la retribuzione media di un badante per nove ore al giorno, sei giorni su sette, oscilla tra gli 800 e i 1000 euro al mese. Una minoranza invece, lo farebbe per “fare un’esperienza nuova” (22%), mentre il 10 % dichiara “per uscire dalla routine”. Il 22% non nasconde le proprie mire a lungo termine, vale a dire ottenere anche una piccola parte dell’eredità. Analizzando i dati, Donne & Qualità della Vita rivela che 15 intervistati su 100 sono convinti che, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, si potrebbe fare di questo mestiere una professione. Teoria confermata anche dall’ultimo rapporto di Eurostat sugli «anziani» nell’Unione europea, secondo il quale in Italia si vive più a lungo: il nostro paese detiene la percentuale più alta di over80, circa 4 milioni di persone.
Cosa spinge a scegliere un badante italiano rispetto a uno straniero? Tra i motivi, spiccano: un livello di cultura e informazione maggiore (33%); più capacità di intrattenere l’anziano (25%), una maggior conoscenza della città di residenza e dell’Italia in caso di spostamenti (13%), una minore marcatura delle differenze culturali (34%), una maggiore competenza nel tenere compagnia (17%). Altro aspetto da non sottovalutare è che non tutti gli stranieri hanno la patente, mentre difficilmente un italiano ne è privo. Una curiosità: secondo la ricerca, gli italiani sono anche più informati sui programmi tv che vanno in onda e le novità del palinsesto. A tal proposito, la ricerca ha identificato i 5 badanti “televisivi” che tengono maggiore compagnia agli anziani.
Svettano gli impegnati Gerardo Greco (34%) e Massimo Giletti (22%), conduttori ritenuti seri, documentati e affidabili. Al terzo posto l’inossidabile Gerry Scotti (18%); quarto Amadeus, intrattenitore pacato e gioviale (13%) e quinto a chiudere la top five, l’imperituro Pippo Baudo, timoniere di Domenica in con il 10% delle preferenze.

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