Oltre i 65 anni lo stimolo della sete è sempre più raro, ma basta un calo di appena il due per cento dei liquidi per cominciare a sentirsi più confusi e affaticati. Così anche l’inverno, stagione in cui notoriamente si tende a bere meno acqua del solito o a non bere per niente, diventa una stagione a rischio, che richiede ancora più attenzione al giusto equilibrio di idratazione per tutti gli anziani.
La raccomandazione è della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo, le cui statistiche ci ricordano che più di un anziano su cinque, superati i 65 anni, è cronicamente disidratato.
A contribuire al fenomeno sono diversi fattori. L’anziano in genere sente meno lo stimolo della sete, oppure beve meno di quel dovrebbe per tentare di controllare meglio gli stimoli di un’eventuale ipertrofia prostatica e sentirsi più libero da un bisogno sempre più frequente di andare in bagno. I reni, inoltre, trattengono meno acqua e, magari per le conseguenze di un aumento del diabete, il volume urinario è più frequente e importante. Infine l’età anziana sembra essere nemica dell’acqua, che piace meno, anche quando si è in grado di capire che è la soluzione migliore per mantenere l’idratazione a livelli che elimino i rischi, molto frequenti, di disturbi come perdita improvvisa di forza, disorientamento e una peggiore coordinazione dei movimenti. Fattori fisici e cognitivi che aumentano la possibilità di cadute e traumi, mettono reni e muscoli a rischio e rendono più fragile la capacità di difendersi dalle infezioni.
Se proprio l’acqua non piace si possono integrare liquidi anche con spremute o un tè leggero, con integratori di sali minerali e persino con un po’ di latte. Una piccola percentuale di grassi, sali minerali o zuccheri, naturalmente limitata al buon senso e non in contrasto con la dieta consigliata dal medico, sembra che possa aiutare a mantenere più a lungo la propria idratazione. Da sconsigliare invece l’alcol, che svolge piuttosto l’azione contraria.