Emergenza “ultravecchi” un futuro assistenziale da ridisegnare

I dati parlano chiaro: si azzerano le nascite, crescono i grandi anziani. Un futuro in cui una popolazione sempre più consistente di anziani non avranno al loro fianco molte persone giovani con cui vivere ed essere assistiti. Una prospettiva che dovrebbe essere chiara alla politica, mettendola al centro di progetti di riforma e nelle agende dei governi.
E’ necessario fare uno sforzo per ridisegnare il Paese in cui, già da ora, il saldo demografico è definitivamente negativo”. E’ l’appello di Roberto Bernabei, presidente di ‘Italia longeva’ e geriatra del policlinico Gemelli di Roma, che commenta i dati Istat, nei quali si conferma il trend di invecchiamento della popolazione ma emerge un aumento dei decessi,(sopratutto tra gli over 75) nel 2015, il dato più elevato dal dopoguerra. “Con il forte invecchiamento della popolazione – spiega Bernabei – dovremmo abituarci all’andamento ‘ad elastico’, con anni in cui si allunga la sopravvivenza e anni successivi in cui, fatalmente, ci saranno più morti tra i grandi anziani. Ma ciò che ci deve far riflettere di più è il ‘saldo’ negativo: poche nascite e molti decessi. Negli anni ’50 c’era un fiorire di vigilatrici dell’infanzia, maestre e altre figure che si preparavano a prendersi cura del gran numero di bambini del boom demografico. Oggi non abbiamo altrettante figure dedicate al gran numero di anziani. Non ci sono i numeri per l’assistenza, in particolare quella domiciliare e territoriale, il cui bisogno è destinato a crescere”. Sono urgenti, quindi, secondo Bernabei, “soluzioni concrete”. Le badanti, considerata soprattutto la crisi economica, non rappresentano più la risposta adeguata che può essere data solo da nuove forme di organizzazione dell’assistenza. “E non servono necessariamente grandi investimenti – dice l’esperto – ma idee, anche ‘creative’. La tecnologia, in questo, è di grande aiuto. Con un piccolo investimento in apparecchi di monitoraggio domiciliare e in call center ben preparati un centro specializzato (ospedaliero o della Asl) può gestire un gran numero di persone anziane. Evitando loro di affollare, in caso di problemi, i pronto soccorso dove spesso restano ‘parcheggiati’ in attesa di trovare sistemazioni che, il più delle volte, sono inadeguate”.