Ping Pong, il gioco “antidemenza” che aiuta gli anziani

Il ping pong e’ uno sport per il cervello, puo’ aiutare a mantenerlo giovane e addirittura puo’ essere praticato come terapia per ritardare l’esordio e rallentare la progressione della demenza. Secondo quanto riferito sulla BBC online, infatti, questo sport e’ un ottimo ausilio per contrastare il progredire dell’Alzheimer e la onlus britannica Fondazione ‘Bounce Alzheimer’s Therapy’ ha lanciato il progetto, ‘Drug Free Alzheimer’s Therapy Programme’ con l’obiettivo di distribuire a case di cura e associazioni tavoli da ping pong pensati proprio per chi soffre di demenza. Il Drug Free Alzheimer’s Therapy Programme e’ un progetto multiplo che consiste sia nell’esplorare attraverso la ricerca scientifica i potenziali benefici per le persone anziane della pratica del ping pong, sia nel fornire attrezzature appropriate per lo svolgimento del programma, tavoli da ping pong speciali (pensati proprio per giocatori anziani e magari con deficit visivi) e ”preparatori sportivi” ad hoc. L’idea di fondo, ha spiegato alla BBC Andrew Battley della Fondazione, e’ che il ping pong, stimolando il flusso di sangue al cervello, lo protegge dalla degenerazione tipica della demenza, contribuendo a ritardare l’esordio della malattia e a rallentarne il decorso. Il ping pong, infatti, richiede movimenti veloci, attenzione, capacita’ motorie visivo-spaziali. Inoltre, “trattandosi di un esercizio aerobico – spiega la neurologa Wendy Suzuki, professor of della New York University – il ping pong puo’ nelle prime fasi di malattia di Alzheimer produrre un miglioramento delle funzioni dei lobi frontali del cervello, responsabili di funzioni superiori quali il prendere decisioni, risolvere problemi complessi e ragionare che sono spesso compromesse dal progredire della demenza. E ancora, il gioco del ping pong puo’ migliorare coordinazione e equilibrio, riducendo il rischio di cadute, un problema tipico di tutti gli anziani e in particolare di quelli con demenza. ”Il ping pong e’ veramente un’opzione non farmacologica per la demenza e, diversamente da altre attivita’ sportive, puo’ essere davvero praticato da tutti, anche da seduti”, conclude Battley.