Altro che anziani, chiamateci longennials e fateci contare di più

L’effetto pandemia ha esasperato quel che già era nell’aria da diverso tempo, ovvero che gli anziani rappresentano un doppio costo nel debito delle nostre società. Assorbono più degli altri le risorse del sistema sanitario, inoltre i trattamenti pensionistici senza un vero ricambio in termini contributivi rappresentano una voce di spesa tra le più importanti del bilancio nazionale.
Ciò nonostante la cosiddetta silver economy, che vede proprio negli anziani i fondamenti di nuovi, alti e stabili consumi in quasi tutti i settori della nostra quotidianità commerciale e che puntella da molti anni il welfare parallelo che tiene in vita molte famiglie, sembra non bastare a scalfire l’immagine sbagliata, ma purtroppo collettiva, dell’anziano come un peso.
Ad approfondire questa sorta di apartheid sociale dell’anziano, è intervenuto in questi giorni l’Active Longevity Institute, stilando un interessante manifesto sul ruolo dei “longennials” in termini di “Patrimonio Paese”, con la richiesta controcorrente di considerare molto di più questa parte della popolazione nelle scelte di governo e di amministrazione dello Stato e del territorio.
La forza degli anziani, infatti, non è solo economica, ma di conoscenza, relazioni e prospettiva all’interno del nostro sistema sociale ed economico. E’ guidata da una persona anziana un’impresa su due, addirittura otto imprese familiari su dieci hanno alla guida un longennial. Un capitale che non si ferma solo all’impresa, dal momento che ogni professione dalla più creativa alla più burocratica vede sedere alla scrivania principale una persona che ha costruito esperienza e valore umano negli anni di una lunga attività.
Un quadro che completa molte cose che le statistiche nazionali hanno già detto e consolidato negli anni in termini di case di proprietà, stili di vita specifici, traino di settori come investimenti e assicurativi e predisposizione ai consumi che vanno ben oltre il confine dell’indispensabile.
E’ chiaro che una società che guarda al futuro non può che far tesoro di questo sistema di conoscenza e strutturale che permette gran parte della serenità di oggi e che ci traghetterà in quella che verrà. Un punto di vista da non sottovalutare per liberarci definitivamente di un pregiudizio rimasto fermo probabilmente, e non sempre in buona fede, ai secoli scorsi e alla società rurale.