Si annunciano, salvo vedere quale sarà la realtà, grandi interventi a sostegno dell’economia e della ripartenza post pandemia. Ma non risulta ad oggi una misura di sostegno oggettiva per la categoria più colpita, quella degli anziani. Eppure, già a dicembre scorso, in cui le sigle sindacali dei pensionati già manifestavano richieste e malesseri, sembravano avviarsi dei tavoli di trattativa su tre temi fondamentali: un sistema di rivalutazione equo per tutelare il potere di acquisto delle pensioni, l’allargamento della platea dei beneficiari della 14esima e una nuova legge nazionale a sostegno della non autosufficienza a sostegno degli anziani.
Tavoli rimandati evidentemente a data da definirsi e temi “dimenticati” dalle attuali misure di emergenza che pure impegneranno il Paese a sacrifici economici e riforme per ottenere la liquidità necessaria.
Nel frattempo, solo in Toscana, che è la regione con la più alta aspettativa di vita e tra quelle col maggior numero di anziani, la situazione della non autosufficienza comincia ormai a interessare un anziano su cinque e, considerate le risorse e le risposte in termini assistenziali, è sempre la famiglia – quando c’è e quando può – a doversi prendere in carico i propri congiunti sia dal punto di vista assistenziale, sia da quello economico.
Con l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, salvo i numeri poco significativi del quota100 il numero dei pensionati è in flessione di decine di migliaia di unità e quasi otto trattamenti pensionistici su dieci sono assegni previdenziali. Un numero più alto del dato medio nazionale, che si ferma a sette su dieci.
Al di là dei numeri però sono ormai evidenti le tendenze del prossimo futuro. Pensioni ancora più basse e famiglie sempre più impossibilitate a occuparsi direttamente del caregiving.
Un dato che, in questa occasione di piani straordinari italiani e europei a sostegno e rinforzo della sanità e della famiglia, dovrebbe far riflettere sull’opportunità di questi problemi pre pandemia, che non hanno ancora risposte.