La pandemia ha chiesto proprio agli anziani il maggior sacrificio. In termini di vite e anche psicologici, per quel sentimento diffuso di emarginazione, senso di abbandono e di discriminazione in termini di emergenza sanitaria.
Eppure, proprio psicologicamente, dati su questo post emergenza e studi anche di lunga data, sembrerebbero proprio le persone anziane le più immuni a tanti danni psicologici: depressione, ansia e senso di impotenza che siano.
Un vecchio proverbio sempre attuale ci rammenta che l’intelligenza non invecchia, e questa assieme all’esperienza e a una generazione che si è fatta largo in una società e in un mondo meno comodi dell’attuale, ha fatto sì che una moltitudine di anziani è stata in grado di adattarsi velocemente alla nuova situazione, calmare le proprie paure e vivere con maggiore presenza di spirito l’emergenza.
Si chiama resilienza, che ha due significati. In senso materiale è la capacità di un materiale di reggere un urto senza rompersi e modificare la propria sostanza. In senso psicologico è la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. E nel caso degli anziani questa capacità di resilienza sembra riguardare sia l’aspetto materiale che psicologico: la tempra di una generazione.
Le prove sono state molte. Anzitutto quella di dover vivere costantemente al riparo, limitando le pochissime uscite solo all’approvvigionamento del cibo e per molti più fragili nemmeno quelle. Poi la paura di morire, ma più che quella – che anche il più ottimista degli anziani mette in conto in modo naturale – l’eventualità di doverlo fare da soli, isolati dall’affetto e dal conforto dei propri familiari e dei propri affetti. Infine, come se le prime due non bastassero, è intervenuto il martellamento mediatico su un virus che faceva strage di una generazione e l’umiliazione di sentirsi sia uno scarto che un peso sociale. Persone insomma che potevano morire, perché vecchie.
Sembra però che questa capacità di resilienza e di far fronte alle situazioni peggiori sia stata studiata a lungo e anche un po’ “invidiata” da importanti ricerche che hanno riguardato molte circostanze della vita che mettono alla prova le persone anziane. Prima fra tutte la perdita della propria autosufficienza. Gli studi americani, a tal proposito, hanno evidenziato come sia in termini di tempi di superamento del trauma che di forza psicologica alla modificata situazione di disabilità, gli ultra settantenni dimostrino di avere una vera e propria marcia in più.
Un nuovo fronte di studi, che utilizza anche la risonanza magnetica per svelare il segreto di questa particolare capacità, mette in secondo piano le scontate esperienza e saggezza, che pure fanno la loro parte. Si concentra invece sulla capacità di risposta cerebrale, la quale man mano che aumenta l’età, riesce ad organizzare meglio emozioni e ricordi e dunque a vedere meglio la realtà. Non a caso è stato dimostrato che gli anziani prendono in genere decisioni con la stessa velocità dei giovani, ma a differenza di questi sono i più capaci di concentrarsi sulla mansione da svolgere, con più sintesi e più chiarezza. Figuriamoci poi se la mansione è la vita stessa.