Centri diurni Alzheimer: il convegno a Pistoia

Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, cantava Mary Poppins. A tutt’oggi purtroppo la pillola anti Alzheimer non c’è, ma per lo zucchero siamo ben attrezzati. Se è vero infatti che, allo stato attuale, non esistono ancora farmaci specifici e risolutivi contro il decadimento cognitivo negli anziani, è dal campo dell’assistenza a questo tipo di pazienti che arrivano per ora i risultati più promettenti.

Se ne è parlato all’ultimo convegno sui centri diurni per l’assistenza ai malati di Alzheimer, svoltosi il 15 e 16 maggio scorsi a Pistoia: di fronte a una popolazione che invecchia, imparare a gestire ed assistere al meglio le demenze senili diventa sempre più importante. In Italia i malati di Alzheimer sono già 1,3 milioni, e questo dato è destinato a crescere, se non verranno adottate strategie efficaci nel campo della prevenzione e dell’assistenza.

Da questo punto di vista, i dati sono inaspettatamente incoraggianti: nonostante il numero di malati sia ancora molto alto, è in diminuzione rispetto al passato. Le cause di questo sono semplici, e generalmente da imputare ad abitudini di vita migliori che portano ad un invecchiamento più sano: gli italiani invecchiano di più, ma meglio; si curano di più, fanno più attenzione alla dieta, tengono sotto controllo le malattie cardiovascolari, tendono ad essere più scolarizzati, più attivi sul territorio e nel sociale. Per combattere il decadimento cognitivo in terza età, infatti, numerosi studi diversi puntano tutti nella stessa direzione: mantenere la mente sempre allenata, soprattutto attraverso attività di animazione – musicoterapia, pet therapy, arteterapia – e brain training – parole crociate, lettura, cineforum e giochi di società – è il modo migliore di combattere l’insorgere e il progredire di Alzheimer e demenze in terza età.

Al convegno sono state presentate anche le nuove linee guida sulla cura dell’Alzheimer nei centri diurni toscani, che identificano, oltre alle terapie sociorelazionali sopra illustrate per la cura dei pazienti, gli utenti del servizio stesso: persone con demenza e con significativi disturbi del comportamento, i loro familiari, le persone che – per lavoro o per legami familiari – si occupano dell’assistenza di questi anziani fragili.

Qualità della vita è stata la parola d’ordine del congresso, quindi – concetto in cui è inclusa anche la cura dell’ambiente stesso incui gli anziani risiedono, che deve essere familiare, semplice e piacevole – prima e dopo l’insorgere delle demenze e delle malattie neurodegenerative tipiche dell’età anziana: ciò che dopo è cura, prima è prevenzione Se il sistema sanitario e assistenziale italiano terranno il passo con la popolazione che invecchia, aiutandola ad invecchiare bene, il tanto temuto spettro delle malattie neurodegenerative potrà essere tenuto sotto controllo.