Due milioni e mezzi di anziani infermi e le risorse pubbliche non superano i 10 euro al giorno

Gli anziani con disabilità e non autosufficienza costano quasi 32 miliardi (statistiche del 2017) ma solo la metà è a carico del sistema socio-sanitario nazionale. Il resto ricade sulle spalle della famiglia… quando c’è.
E’ questo il focus centrale delle statistiche dell’Auser, che illustrano un quadro in cui alla fatica delle famiglie per assistere i propri anziani non autosufficienti, si sommano spese e difficoltà per insufficienza di servizi e strutture.
Già, perché dei due milioni e mezzo di anziani con disabilità funzionali, non più in grado di svolgere le normali attività quotidiane come mangiare e lavarsi, solo 138.000 beneficiano dell’assistenza domiciliare socioassistenziale col riconoscimento di un parziale aiuto domestico. E se si tratta di un sostegno più significativo, integrato coi servizi sanitari, i “privilegiati” non arrivano a centomila unità. Fatti i conti delle spese socio-assistenziali fanno poco più di dieci euro a testa.
Certamente, dicono dall’Auser, i dati si basano su statistiche ufficiali non recentissime, dal momento che i dati coprono in qualche caso il 2015 e in altri il 2016 e il 2017, ma ancora non ci sono dati aggiornati ad oggi. Inoltre non c’è omogeneità statistica, dal momento che ognuno ha dati propri poco incrociabili con gli altri.
Una babele da cui emergerebbe che solo un anziano non autosufficiente su tre ha una forma di assistenza sociosanitaria a carico della comunità. Sbalorditivo anche il dato territoriale che riguarda i Comuni, che vede nelle ottomila amministrazioni comunali italiani solo poco più di tremila riescono a garantire qualche servizio. Immaginabili inoltre le solite e drammatiche differenze tra Nord e Sud del Paese.
Numeri che, nel secondo Paese al mondo per longevità dopo il Giappone, sono una vera e propria emergenza nazionale. In una situazione in cui anche chi decide di attrezzarsi per curare il proprio anziano a casa o in una residenza assistenziale non ha certamente la strada spianata in quanto a diritti, informazione, disponibilità di posti e servizi. Al 2015, ad esempio, le strutture residenziali non arrivavano a coprire i 300mila posti disponibili.